Note di regia di "Rocco Schiavone - Terza stagione"
Con grande entusiasmo e la giusta dose di ‘paura’ ho accettato l’incarico di girare la nuova serie di Rocco Schiavone. Una serie innovativa e di genere puramente noir che parte da un’idea letteraria di successso, di Antonio Manzini, inventore di un personaggio assolutamente nuovo e originale nel nostro panorama televisivo.
Avvicinandomi a questo tipo di racconto ho cercato di rispettare le linee narrative e di linguaggio delle serie precedenti e del modo di raccontarle dei miei predecessori Michele Soavi e Giulio Manfredonia. Allo stesso tempo, inevitabilmente, ho cercato un mio stile, dilatando i tempi della messa in scena e del montaggio senza tradire il gusto e l’amore che i registi delle due serie precedenti erano riusciti con grandi risultati a imprimere al
racconto. Mi sono affidato inoltre alla complicità che si è creata con Marco Giallini, un fuoriclasse, attore e amico straordinario, con cui avevo già avuto il privilegio di lavorare sul mio secondo film “Domani è un altro giorno”.
Per me è molto importante lavorare con gli attori, quindi è stato importante la costruzione del cast, e posso dire che sono personalmente fiero delle scelte e del lavoro svolto, cosa che non solo ha impreziosito la puntate in generale ma che ha anche dato modo a Marco di divertirsi e in alcuni casi di portare la qualità della recitazione verso l’alto.
In questa terza serie, rispetto alla seconda, torna prepotentemente protagonista l’ambientazione tra le montagne innevate e non della Val D’Aosta, ingrediente a mio modo di vedere fondamentale per Rocco e stimolante per noi che siamo stati chiamati a creare il mondo in cui farlo muovere.
Un ambiente freddo e apparentemente inospitale per un ‘romanaccio’ come Rocco, ma che in questa terza serie sente e vive con maggiore abitudine. Forse la sua casa è ormai ad Aosta e raccontare il modellarsi delle sue abitudini e il rafforzamento dei rapporti sentimentali, direi quasi familiari, è stato molto interessante.
Le tematiche affronate nei casi di puntata e l’evolversi della linea sempre viva che tiene legato Rocco al suo passato e che continuamente ne determina le scelte, mi hanno aiutato a spingere Rocco verso quella che mi piace definire una sorta di maturità, accompagnata da una malinconia profonda che lo rende ancora più umano ed empatico e che, alternata al suo essere scorretto e a volte burbero, ne valorizza la totale etica e più in generale la trasversalità.
Voglio ringraziare di cuore tutti i collaboratori con cui ho affrontato questo viaggio, ognuno prezioso e ognuno affascinato dal mondo di Schiavone come me. Ringrazio inoltre Rai Fiction, la Cross, il produttore Rosario Rinaldo ed Antonio Manzini per la fiducia e per avermi dato la possibilità di girare una tra le più belle serie televisive che possono capitare ad un regista.
Buona visione
Simone Spada