Note di regia de "La Volta Buona"
Attraverso la figura di Bartolomeo il film intreccia storie di personaggi completamente diversi tra loro, uniti da uno sport, il calcio, capace a volte di abbattere tutte le barriere politico-culturali. Anche il calcio però ha il suo lato oscuro. La storia infatti non ha a che fare con le luci sfavillanti dei grandi campioni, ma va ad esplorare il sottobosco, le categorie inferiori, i calciatori non ancora adolescenti. Bartolomeo si occupa di questo, di un “mercato” di piccole future promesse da scoprire e rivendere a tutti i costi al miglior offerente, come un oggetto qualunque. Un mercato che ha molte ombre e poche luci, un’economia in mano a personaggi senza scrupoli che decidono il destino della vita di migliaia di calciatori poco più che bambini, soprattutto stranieri, provenienti da realtà difficili e spesso smarriti nell’impatto con una nuova realtà lontana dalla loro. Bartolomeo vive da solo, ha debiti di gioco e vive alla giornata, sempre in cerca dell’affare che gli cambierà la vita, non importa se per farlo deve strappare dei bambini a famiglie disagiate che non possono rinunciare ai soldi che lui gli offre per la procura. Prima di fare il film mi sono documentato moltissimo, attraverso una serie di interviste a procuratori veri e la nostra storia è simile a quella di tanti bambini emigrati in cerca di fortuna che nella maggior parte dei casi finisce con l’abbandono dei tutori e la clandestinità. Anche l’incredibile incontro con Ramiro Garcia che ha interpretato in modo brillantissimo il ruolo di Pablito, ha dato conferme alle mie ricerche. Il calcio come sogno, la vita come ostacolo, il rapporto tra la difficile realtà di Bartolomeo, che s’intreccia con un’altra complicata vicenda d’oltreoceano, quella del piccolo Pablito, del suo paese d’origine e della sua famiglia. Il film mi ha dato l’opportunità di poter parlare di temi molto attuali e spinosi. Bartolomeo si reca in Uruguay, paese che ha nella sua origine una forte impronta italiana e lì oltre a Pablito, incontra il suo vecchio amico Bruno che, seppur italiano, vive quasi da clandestino cercando di sopravvivere tra mille difficoltà. Ho vissuto per anni in Sud America e di personaggi come Bruno ne ho incontrati tanti, soprattutto a cavallo della crisi economica del 2009. D’altra parte Pablito non viene in Italia con i barconi, ma cercando di assecondare il sogno popolare della massa e cioè diventare un campione di calcio, ma, una volta tramontato quel sogno, i suoi sfruttatori sono pronti a metterlo da parte o peggio ancora a sacrificarlo. Purtroppo una storia comune a quei tanti che senza il sogno di diventare calciatori, sono costretti ad abbandonare la propria terra in cerca di fortuna, proprio come il nostro Pablito .
Vincenzo Marra