Note di produzione di "L'Anarchico Venuto dall'America"
A tutt’oggi non esiste nessun documentario né film di finzione su Gaetano Bresci. È certo che Sergio Leone lavorò a lungo ad un film su Gaetano Bresci, interpretato da Marcello Mastroianni e intitolato “Vado, l’ammazzo e torno” (Marcello Garofalo, “Tutto il cinema di Sergio Leone”, Baldini & Castoldi, p. 136). Oltre a questo di Leone ci sono stati altri progetti televisivi e cinematografici, che però non hanno mai avuto seguito a causa del perdurare della rimozione storica del regicidio e soprattutto del regicida, una “damnatio memoriae” che dura ancora adesso e che è del tutto antistorica. Il gesto di Bresci fece scalpore all’epoca e fu riportato da tutti i giornali del mondo; in seguito si è cercato di nasconderlo, di dimenticarlo. Questo film documentario vuole rimuovere questa rimozione, in linea con quella che è sempre stata la mia idea di cinema: raccontare storie scomode, poco conosciute, che nessuno ha mai raccontato. Gaetano Bresci, in qualunque modo lo si giudichi, è un personaggio di primaria importanza e la sua vita avventurosa tra amori e anarchia non merita di finire nel dimenticatoio della storia. Il film si apre con la citazione di Benedetto Croce, che nella sua Storia d’Italia dal 1871 al 1915 scrive: “Un epilogo dolorosissimo ebbe quella lotta di reazionari e liberali con l’assassinio che un anarchico, venuto dall’America, compié il 29 luglio 1900 a Monza del buono e cavalleresco re Umberto…”. Come si vede, il più grande storico e filosofo italiano del tempo parla genericamente di “un anarchico venuto dall’America”, non dice niente di lui, neppure come si chiamava. Ebbene, questo film documentario vuole restituire il nome a questo anarchico senza nome, far conoscere dove e come visse, prima e dopo il regicidio, approfondendo le motivazioni politiche del suo gesto.