Note di regia di "A Torbella Monaca Non Piove Mai"
Ho scritto questa storia partendo dalla mia vita, quella di provincia e poi quella di periferia. Le mie esperienze più intime, le mie anime diverse e contrastanti che si dividono in due fratelli, Mauro e Romolo. Nasce dal desiderio di raccontare le persone come esseri umani piene di tentazioni difficoltà e percorsi quasi obbligati. Nasce dall’ importanza di riconoscere la propria natura e la capacità di accettarla per quello che è, perché se nasci buono, buono resti, ma se sbagli resti per tutti quello che ha sbagliato. La metafora eccellente per raccontare il pregiudizio poteva essere Tor Bella Monaca, periferia dove ho vissuto che conosco e alla quale tengo. Una periferia ormai timbrata nell’immaginario collettivo fatta invece, per chi la conosce, di tante e tante persone sane che lottano ogni giorno per restare unite e restare oneste. Una periferia fatta di angoli cattivi, ma anche di strade buone e luminose dove si respira vita e vitalità. Una famiglia che va in crisi perché Giulia, la nonna novantenne muore e di conseguenza con lei muore quella pensione che aiutava a sopravvivere. Guglielmo, un artigiano che ha lavorato tutta la vita non ha nessuno che riesca a difenderlo contro chi di lui si approfitta non pagandogli l’affitto di un locale locato. Mauro, un ex studente che ha quasi sfiorato la laurea, che, disoccupato e senza futuro, perde la fidanzata, ma soprattutto perde la via, non riuscendo più a distinguere il suo percorso. Romolo, un ex criminale che poi ha conosciuto l’amore, è diventato padre e ha deciso di cambiare vita, di lavorare, di essere onesto, vincendo ogni giorno le mille tentazioni che la periferia ti propone, ma ormai ha sbagliato e per tutti criminale resta. Samantha, una donna con una maschera di sopravvivenza forte decisa e cinica che si spezza dietro i rimpianti e le insoddisfazioni di una vita. Queste sono le basi dalle quali sono partito, raccontare una periferia vera dentro la quale si incrociano tante vite, tanti personaggi, ognuno col suo percorso, ognuno diverso dall’altro, ma ognuno indispensabile per il prossimo. Una gabbia dentro la quale vivono e convivono, sfiorandosi senza accorgersene inquinandosi e contaminandosi proprio in quest’era di condivisione estrema. Condivisione forzata di musiche invadenti e disturbanti, l’invadenza dei social nelle nostre vite, nelle nostre intimità e nel bisogno di andare bene, di non essere diversi, di non essere sbagliati. Tanti personaggi, tanti perdenti, tanti sconfitti che però sanno vivere senza abbandonare la speranza, allegri e positivi, come le immagini che li racconteranno, una rinascita, un’apertura forte, una luce forte e presente a marcare che c’è sempre una sana via di fuga, che deve esserci. Il bisogno e l’esigenza di raccontare difficoltà e disagi in maniera totalmente alternativa, spesso viste in chiave intimista e introspettiva, qui invece, in modo allegro, euforico e al limite del grottesco con una storia che va dritta al sodo ma si lascia raccontare con un linguaggio che passa dal video clip alla spettacolarizzazione degli eventi fino al realismo dei silenzi e delle frasi non dette. Una storia che non strizza l’occhio alla battuta o alla commedia, ma composta da personaggi che sanno ridere e sanno far ridere. Un film che cerca di arrivare a tutti, mantenendo uno stile e una visione autoriale, un pop d’autore che vuole denunciare raccontare ed affrontare problematiche senza però far perdere l’intento primario del cinema, emozionare ed intrattenere.
Marco Bocci