TFF37 - "La nostalgia della condizione
sconosciuta" di Andrea Grasselli
Sono molte le immagini che rimangono impresse dopo la visione de “
La nostalgia della condizione sconosciuta”. Molte immagini dal taglio curato e ricercato. Immagini che esprimono un’estetica definita, una chiarezza nell’esporre che si sviluppa in totale antitesi alla fragilità, incertezza, al dramma interiore che si fa ricerca, al vivere istintivo del personaggio al centro della narrazione.
Ettore Giuradei è cantautore e attore con quattro album alle spalle e una passata esperienza in teatro; nel 2014 incontra il regista
Andrea Grasselli che gli propone di realizzare un documentario sulla sua esperienza artistica ed esistenziale. Seguiranno tre anni di riprese e una mole notevole di girato (ai filmati del regista si aggiungono gli ‘autoritratti’) che Grasselli, con una scelta vincente, mischia al montaggio disordinando e sovrapponendo gli archi temporali.
Il risultato è tutt’altro che un
patchwork: l’identità forte dell’anima persa, ritrovata, in cerca, è sempre chiara allo spettatore mentre la osserva aggrovigliarsi su se stessa, in un continuo tornello tra differenti fasi della vita che non evolve ma si ripete.
Ettore privilegia (e sperimenta) una forma personale di “
auto-cura” (che sfocia sovente nell’autoanalisi) e il regista in tutta la prima parte del film condensa scene di pura osservazione per lasciarci in una intimità privilegiata con l’artista: siamo così spettatori di una solitudine che è priva di parole (e – naturalmente – priva anche di musica). Quando inizia a parlare alla telecamera (e forse – ma solo forse – alle persone che le stanno dietro) questo personaggio che vuole esporsi senza filtri condivide sempre e solo riflessioni su di sé, pur dichiaratamente consapevole di quanto l’obbiettivo possa falsare anche l’intenzione più sincera.
La sezione sonora della pellicola è coerente con l’imprinting dell’opera: dopo tanto silenzio iniziale i concerti registrati che passano sugli schermi casalinghi di Ettore ci consegnano il lato artistico del cantautore, ma vederli ‘insieme a lui’ porta a soprassedere sulle nostre sensazioni privilegiando – ancora una volta – le sue (proverà nostalgia o rimpianto, orgoglio, fastidio, distacco?); i momenti ‘live’ in cui tenta di comporre suggeriscono la crisi artistica in cui si trova, seppur mai dichiarata; solo verso la chiusura, quando il rapporto esclusivo soggetto ripreso/telecamera si è ormai contaminato, vengono aggiunti, in sottofondo, rarissimi spunti di commento musicale.
Oggetto ripreso ma anche soggetto che riprende e (si) mette in scena, Ettore Giuradei plasma il materiale da filmare e propone molte performance (tra tutte scegliamo la lunga scena nel bosco che ritorna come una sorta di ritmico stacco atemporale) alternate a riflessioni ed esempi del suo quotidiano; mentre Andrea Grasselli riprende con maestria e monta ricamando un senso nel non senso.
Quali immagini, dunque, più delle parole, rimangono impresse dopo la visione de “
La nostalgia della condizione sconosciuta”? Il taglio di capelli/barba (anch’esso una performance che nel ripetersi dà ritmo alla visione), gli occhi di Ettore, il suo corpo che usa e mette in mostra.
23/11/2019, 22:34
Sara Galignano