Note di regia de "L'Immortale"
Ciro di Marzio, L’Immortale, è il male assoluto. Il gesto efferato, la violenza ingiustificabile. Ma è anche la tenerezza improvvisa di una carezza, la compassione per il dolore, il gesto eroico del sacrificio. Ciro è una vetta insormontabile o un abisso senza fondo, a seconda da quale punto di vista lo si osservi. È un essere umano totale, conflittuale, tridimensionale. Ha, a mio avviso, la potenza dei grandi protagonisti della letteratura teatrale come l'Amleto o lo Jago di Shakespeare, il Caligola di Camus. Negli anni di percorso fatti spalla a spalla con questo personaggio, non ho mai smesso di pensare a lui, di interrogarlo come un oracolo nero, di sognarlo e averne l'incubo. Questa ossessione mi ha fatto immaginare infinite storie possibili che ne ampliassero il racconto, ne indagassero le origini. Una di queste ha preso il sopravvento, disegnando uno scenario unico e innovativo sia dal punto di vista drammaturgico che produttivo: mi ha fatto pensare a un viaggio di andata e ritorno che a partire dalla narrazione seriale conducesse gli spettori dalla televisione al cinema e dal cinema alla televisione. Un capitolo a sé stante di Gomorra, trasposto al cinema, attraverso il punto di vista di uno dei suoi protagonisti più controversi e amati: un film, capace di fare da ponte tra la quarta stagione già trasmessa in TV e la quinta serie. L’Immortale, dunque, è un vero e proprio esperimento cross-mediale come forse non se ne sono mai realizzati, un precedente che ci auguriamo possa sviluppare una nuova via di interazione tra la sala e il salotto di casa. Ma oltre a questo, L’immortale non ha solo l’ambizione di condurre in sala chi di Gomorra - La serie è già accanito sostenitore, ma si propone come un film assolutamente autonomo e indipendente rivolto anche a quelli che non si sono mai imbattuti nel progetto televisivo ai quali racconteremo la storia di un uomo che ha fatto una scelta precisa nella vita e dalla quale non potrà mai più tornare indietro, sospeso tra il ricordo del tempo in cui tutto è cominciato, la Napoli degli anni ’80 e un presente in un luogo lontano che è asilo ed esilio al tempo stesso. Porremo lo spettatore di fronte a un racconto archetipo che stimoli domande che hanno a che fare con la vita, le passioni, i desideri e il male attraverso cui si è disposti a passare per realizzarli. Manca poco ormai all’appuntamento più importante per il nostro film, l’uscita in sala e l’incontro col pubblico, a distanza di anni ormai da quel primo giorno che raccontai l’idea… Non avrei potuto essere qui senza l’aiuto e il talento di tante persone prime fra tutte Riccardo Tozzi e Nicola Maccanico che, come me, hanno sentito la vertigine del grande racconto e hanno profuso sforzi importanti per realizzare il film. Così come ha fatto la grande famiglia di Sky Italia sempre vicina al progetto. Allo stesso modo Lenardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Francesco Ghiaccio e Giulia Forgione, insieme a me sceneggiatori del film, sono stati fondamentali per rendere questo racconto avvincente ed emozionante. Aggiungo ai ringraziamenti le donne e gli uomini che hanno lavorato al film, nessuno escluso, e un cast di attori eccezionali che hanno dato cuore e corpo a personaggi indimenticabili. Sento l'emozione delle grandi imprese, la paura dell'esordio ma anche la consapevolezza di avere tra le mani una storia che può far battere il cuore, turbare gli animi e stimolare le intelligenze. La storia di un uomo che per cui essere Immortale non è un dono, bensì una condanna. Ci vediamo al Cinema!
Marco D’Amore