Note di regia di "Ognuno è perfetto"
Anni fa ho lavorato come educatore con alcuni ragazzi con la sindrome e non ho più dimenticato il loro grande cuore, per cui ho subito accettato con entusiasmo di dirigere questa serie. Non mi ero certo immaginato in che avventura mi sarei imbarcato… Già durante il cast, infatti, insieme all’entusiasmo è arrivata la preoccupazione. Mi sono reso conto di quanto sarebbe stato difficile far recitare un copione definito ai ragazzi con la sindrome. Non solo hanno problemi di memoria e di concentrazione, e in alcuni casi anche difficoltà di comprensione e diverse limitazioni fisiche. Con il rischio reale che a metà riprese qualcuno potesse dire: “Grazie, è stato bello, ma adesso non mi va più…” Ho pensato allora che fosse necessario creare un forte spirito di gruppo per trasformare il duro lavoro del set in un grande gioco e fare in modo che i ragazzi fossero sempre aiutati e protetti durante le riprese ma anche fuori dal set. Così, durante la preparazione, abbiamo formato una piccola squadra di regia e produzione che mi affiancasse e abbiamo trascorso alcuni fine settimana insieme a loro, tra risate, giochi e prove di recitazione non proprio incoraggianti. L’ultimo incontro è terminato con una cerimonia e con il solenne patto che avremmo portato a termine la nostra impresa tutti insieme, a qualsiasi costo. E siamo partiti… Devo ammettere che, alla fine della prima settimana di riprese in Croazia, sono stato io, esausto e scoraggiato, a valutare seriamente la possibilità di mollare… Avevo l’impressione che al massimo sarei riuscito a realizzare un film molto, ma molto amatoriale e continuare una tale fatica per altre 11 settimane mi sembrava impossibile. Ma anch’io avevo fatto il patto e avevo pensato che sarebbe stato necessario per i ragazzi e invece adesso si dimostrava utile solo per NOTE DI REGIA me! Non potevo certo deluderli, anche perché arrivavano ogni mattina sul set puntuali e pieni di gioia e iniziavano il loro giro di baci e abbracci (accompagnati da fantasiosi complimenti) a me e a tutta la troupe. E poi si buttavano nel lavoro… a modo loro. Ho scelto di raccontarli allo stesso modo in cui ho sempre raccontato i miei personaggi, con amore e senza pregiudizi, non facendomi condizionare dalla sindrome, considerandola semplicemente come una delle innumerevoli caratteristiche e qualità che hanno. Quindi non ho mai mollato, non mi sono mai accontentato. Erano i miei attori e dovevano sempre raggiungere il massimo. E dato che rispondevano in maniera molto diversa alle mie sollecitazioni ho dovuto inventare un modo di lavoro originale e unico per ciascuno di loro. Ne abbiamo viste e fatte di tutti i colori… Il risultato lo giudicherete voi. È stata un’esperienza di lavoro e di vita bellissima. Raramente ho avuto dei compagni di lavoro così amichevoli, aperti, divertenti, generosi, non competitivi e stimolanti. Forse il loro segreto è quello di essere sempre “nel presente”. Non come noi che siamo costantemente con la testa da un’altra parte, o al telefono. E si godono quindi ogni istante, unico e irripetibile. Perfetti così. Voglio ringraziare la Rai per questa ennesima grande opportunità e Alessandro, tutta la troupe tecnica, Edoardo, Cristiana, Nicole e gli altri attori che con sensibilità e pazienza hanno sostenuto e seguito i ragazzi, adattandosi ad un metodo di lavoro a volte molto faticoso ma sono comunque riusciti a donare alla serie la loro verità e il loro talento.
Giacomo Campiotti