Note di produzione di "18 regali"
18 regali è tratto da una storia vera. Una storia potentissima, capace di commuovere chiunque ci si imbatta, dai più giovani ai più adulti: è la storia di Elisa Girotto. Elisa era in dolce attesa della figlia a lungo desiderata quando ha saputo di avere un male incurabile che le avrebbe impedito di vederla crescere. Con grande coraggio e una incredibile forza di volontà ha deciso di guardare al futuro e lasciare alla figlia appena nata diciotto regali, uno per ogni compleanno fino alla maggiore età. Bambole, giochi, libri, vestiti e molto altro, compreso un mappamondo di sughero con l’indicazione dei luoghi che avrebbe voluto visitare con lei. Il film è stato realizzato con la collaborazione di Alessio Vicenzotto, marito di Elisa, che ha voluto in questo modo mandare un nuovo messaggio di forza alle tante donne malate che in Elisa hanno trovato un esempio. Questo film prende forma nel solco di quello che è diventato un vero e proprio genere – nel tempo sempre più di successo – ovvero quello del racconto, a partire da storie vere, di temi universali insiti nella narrazione della malattia e della “rinascita”. Film come Wonder o Le pagine della nostra vita, che hanno saputo emozionare il pubblico di tutto il mondo, ne sono un esempio lampante. La notizia che ha preso origine dalla storia di Elisa è esplosa sulla stampa e sul web varcando i confini italiani, assorbendo l’attenzione di uomini e donne di tutto il mondo, tanto che la famiglia della donna è stata contattata da numerose produzioni estere. Quella di Elisa Girotto è una storia d’amore. Un amore che ha la forza di non arrendersi quando tutto intorno crolla. È il racconto del tentativo, urgente e vitale, compiuto da una madre, di proiettarsi nel futuro, nella vita della figlia sulla quale il destino ha imposto una perentoria negazione. Per questo motivo la stessa struttura del film rompe le regole del tempo e del conoscibile con un meccanismo stilistico che consente di abbattere questa ineluttabile separazione, permettendo alle due donne di incontrarsi. L'intuizione degli autori, colonna portante della storia, è stata quella di far convergere passato e futuro, mettendo in scena l’incontro tra madre e figlia. Una figlia che al compimento della maggiore età, prima di scartare il suo ultimo regalo – simbolo dell'inizio dell'età adulta - è coinvolta in un incidente che la sbalzerà metaforicamente indietro nel tempo, a diciotto anni prima. Anna avrà in questo modo l’incredibile opportunità di trascorrere del tempo con la madre, senza che quest’ultima sia consapevole dell’identità della ragazza, proprio nel periodo che precede la sua morte. Il film racconta quindi la storia di un'amicizia, quella di due donne che la vita non ha mai fatto incontrare. È questa una delle sfide più ardite di questo film: la ricerca di una “terza dimensione”, al di là di quella reale ma anche di quella onirica. La storia di Elisa Girotto è stata rimodellata grazie a un meccanismo magico, surreale, allo scopo di far emergere al meglio il tema e la forza della storia, raccontandola senza paura ed evitando l’assunzione di toni retorici. La sceneggiatura restituisce la verità delle emozioni e delle relazioni, con uno sguardo inevitabilmente doloroso ma a tratti anche giocoso. Nelle sue opere precedenti (Lasciati andare, Cosimo e Nicole, Ma che ci faccio qui) Francesco Amato, il regista insieme a cui è nato il progetto di 18 regali, ha sempre scelto di prediligere il racconto delle emozioni. Questo è il suo primo film che muove i passi da una storia vera e mantenere questo impegno è stato il punto di partenza, nel rispetto del pubblico ma soprattutto dei veri protagonisti della storia. Grazie al coinvolgimento della famiglia di Elisa è stato possibile trasformare la storia sull’elaborazione del lutto in un racconto magico 6 che va al di là della cronaca, in modo da restituire al pubblico prima di ogni altra cosa una grande storia d’amore. Per il regista, quindi, è divenuta fondamentale la scelta di attori che fossero in grado di donare se stessi completamente, senza remore e con generosità, a dei personaggi intensi e mai scontati. Allo stesso modo è stata fondamentale la scelta di una location che raccontasse bene, in modo chiaro e non banale, il luogo scelto dai nostri protagonisti per iniziare un progetto di vita insieme e mettere al mondo una bambina. È stata quindi individuata una località, Crespi D’Adda, che rappresentasse bene un certo tipo di provincia italiana, molto concreta e operosa, ma che allo stesso tempo permettesse un racconto umano, relazionale ed emotivo, per essere degno teatro di una storia assolutamente italiana ma con un valore universale.