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BLACK SQUARE - Un Romanzo tra Roma, New York e San Pietroburg


Da pochi giorni è in libreria "Black Square. La fuga del giovane Holden", quinto romanzo di Maria Rosaria Petti edito da L’Erudita, Gruppo Giulio Perrone Editore.


BLACK SQUARE - Un Romanzo tra Roma, New York e San Pietroburg
Un fantathriller tra cinema, letteratura e pittura, avvincente e originale. Sulla scia di una inverosimile evasione, in cui i più noti protagonisti della letteratura contemporanea si ritrovano a fuggire dalle pagine dei loro libri per inseguire il sogno di una vita vera. In un equilibrio incerto tra persone e personaggi, varcando soglie di mondi paralleli, attraverso il famoso quadro di Malevic che dà titolo al romanzo, viene messa in scena una singolarissima vicenda che si dipana tra Roma, New York, Amsterdam e San Pietroburgo. Abbiamo incontrato l’autrice che ha risposto a qualche domanda su questo suo ultimo, particolarissimo, lavoro.

Come è nata questa storia, in quale preciso momento e perché?

"Questa storia nasce da una folgorazione. Leggendo un articolo di Gabriele Romagnoli Quel maledetto quadro nero che oscurò San Pietroburgo. Parlava di un misterioso quadro posizionato tra due finestre dell’Hermitage affacciate sulla Piazza. Questa composizione mi ha ispirato l’idea di un esilio e di un addio. E il quadro è diventato nel mio immaginario un ‘Interruttore’ per spegnere e far ripartire le storie dei miei personaggi".

Chi è Pietro Maltese, il tuo protagonista?

"È il manager di una Casa editrice che si sente risolto. Ma nel lungo inverno di un viaggio non pianificato sentirà pagina dopo pagina lo sgomento di un’Assenza che non aveva mai percepito".

Come mai proprio Holden e Anna Frank, cosa ti colpì di quelle opere?

"Quando mi è venuta l’idea dell’evasione dei personaggi letterari dalle pagine dei loro libri, con mia sorpresa si è presentato un numero consistente di candidati: il capitano Achab, lo scrivano Bartleby, il commissario Maigret, Anna Karenina ... Ma, appena ho cominciato a scrivere, la scelta è caduta su Natasha Rostova, Holden Caulfield e Anne Frank: tre ragazzi con le vite interrotte da grandi tragedie e con i loro sogni infranti, tre Personaggi che volevano solo vivere una vita da Persone".

Ci sono forti richiami cinematografici in questo lavoro. Se ne parla esplicitamente citando espressamente film come ‘La 25esima ora’ e ‘Forrest Gump’. Come mai hai ritenuto importante inserire il cinema nel tuo romanzo?

"Il Cinema e la Letteratura sono come il mare e il cielo divisi da una linea molto sottile che spesso scompare. Holden atterrato nel nostro tempo intuisce subito la forza del cinema e nei due film da Te citati vede una strada per uscire dalla sua solitudine cosmica. Ma c’è un altro film che collima col mio ‘mare’: l’ultimo di Tarantino “C’era una volta... Hollywood”. In cui il regista decide di cambiare l’atroce destino di Sharon Tate, massacrata dalla setta di Manson. Anche io nel mio romanzo immagino che a bussare alla porta del nascondiglio di Anne Frank siano gli americani e non la Gestapo. L’idea di cambiare l’orrore dei fatti ci ha affratellato.
Anche il mio precedente romanzo “Il filo di Marianna” era ambientato nel cinema americano degli anni quaranta e cinquanta, il cinema di Frank Capra, Vincent Minnelli, John Ford, Billy Wilder e molti altri".

Dal tuo romanzo sembra emergere un’idea di vita solo dopo aver varcato una soglia, che può essere ideale o reale, credi che questo passaggio sia fondamentale?

"In realtà la nostra esistenza è costellata di soglie: dall’infanzia all’adolescenza, dalla maturità alla vecchiaia, dalla vita alla morte. Ogni soglia può essere un re-birthing oppure la fine della storia. Credo che questo passaggio sia inevitabile e ineludibile".

Sembrerebbe un’ottima idea per un soggetto cinematografico, ci hai pensato?
"Ci hanno pensato molti lettori ma anche alcuni operatori del cinema che conosco".

Hai nuovi lavori in cantiere?
"Questo è il mio quinto romanzo ed è appena nato. Presto una nuova storia mi verrà sicuramente a cercare".

19/12/2019, 09:52

La Redazione