Note di regia di "Storie di pietre"
Con l’approccio del documentario di osservazione, rinunciando a interviste e voci narranti, il film è un’immersione progressiva in un tessuto antropologico ferito per comprendere la relazione tra le persone e il territorio; il valore del sacro di fronte alla perdita dei luoghi di culto; la volontà di preservare tradizioni secolari e radici che affondano nel rapporto tra vita contadina e patrimonio artistico; la percezione del presente e la possibilità del futuro nonostante la minaccia incombente. Dagli anziani ai bambini, i protagonisti di Storie di pietre sembrano saldamente legati a questa terra magnifica e disgraziata. Il film intreccia luoghi e storie connesse dal sisma: la piccola comunità della frazione di Frascaro di Norcia, per niente rassegnata a perdere parti di una preziosa tela che valorizzava la loro antica chiesa; i restauratori attivi a San Salvatore in Campi, perla del romanico di cui rimangono poche mura perimetrali; infine due luoghi silenziosi e magici: il Deposito di Santo Chiodo a Spoleto, dove un team di restauratrici mette in sicurezza ciò che arriva da San Salvatore, Frascaro e da altri siti in macerie; l’eremo di San Fiorenzo, dove a mille metri, un eremita polacco, da più vent’anni, ripara la struttura dopo ogni scossa. Un lavoro solitario che ha reso robusta la pietra che abita con Dio. Il racconto procede per frammenti raccolti nello spazio filmico come tessere di un mosaico, in maniera simile al lavoro dei restauratori che tentano di ricostruire i magnifici affreschi della chiesa distrutta di San Salvatore. Gli stessi frammenti di racconto sono intervallati da “spazi neri” in cui le immagini mancano, lasciando solo i suoni. Non sono neri usati come punteggiatura, ma neri che marcano un'assenza, che definiscono per analogia la frammentazione di un tessuto sociale che improvvisamente si trova orfano di pezzi di vita quotidiana. Se gli interni claustrofobici del container contrastano con gli esterni luminosi, i suoni e i rumori di pietre, il vento, gli animali, fanno da collante tra uomini, paesaggi, icone sfregiate, e si fanno carico di significati anche dove le immagini non ci sono più.
Alessandro Leone