Note di regia di "Paperman"
La prima volta che ho parlato con James Lake, via Skype, dopo circa quindici minuti di conversazione mi sono sentito chiedere: “A proposito, ti hanno avvertito che non ho una gamba? Questo aneddoto rende bene l'idea di come la disabilità, nella vita e nel lavoro di James, sia un concetto fondamentale ma mai invadente. È solo un dato di fatto, una parte del percorso, un
elemento del racconto. Come dice lui stesso:
Raccontare James senza raccontare la sua vicenda tragica - il cancro che lo ha reso disabile a
17 anni - sarebbe impossibile e ingiusto. Ma Paperman è prima di tutto la storia di un uomo e di un artista: uno straordinario scultore, peraltro piuttosto incline a parlare del suo lavoro, ma allo stesso tempo un personaggio schivo, talmente umile da arrivare spesso ad autosminuirsi, arroccato nella sua dimensione ideale: il silenzio della sua casa, la sua famiglia, il garage dove lavora, la sua città, i suoi progetti con le scuole. Una comfort zone dove vivere la straordinarietà delle sue opere come un qualcosa di ordinario, di intimo.
Il modo dimesso e leggero, ma allo stesso tempo profondamente consapevole, con cui James parla di sé lascia sempre un po' sorpresi, a fronte di un percorso personale e di risultati artistici che è difficile non definire unici.
Il tema della disabilità, in generale della “diversità”, si palesa quindi come punto di partenza per una vera e propria poetica. Il cartone in quanto materiale riciclato, economico, facilmente reperibile, è un punto d'accesso all'espressione artistica per tutti, a prescindere dalle condizioni economiche, personali, fisiche.
Da queste considerazione è nata la volontà di incontrare prima di tutto James nel suo contesto, nella sua “tana” personale ed artistica a cui tiene così tanto, per poi seguirlo nel suo viaggio in Italia, alla Biennale di Lucca, dove è chiamato a realizzare un'opera monumentale, la più grande
che abbia mai realizzato. Un'opportunità sorprendente e inattesa, ma anche una sfida artistica e fisica non indifferente.
Il film racconta il superamento dei propri limiti, fisici, psicologici e sociali. È una storia sul conflitto costante tra ciò che vorremmo essere (o che pensiamo di essere) e ciò che ci capita, e che ci obbliga a rimettere continuamente tutto in discussione. Al di là dell'eccezionalità della vicenda di James, quella di Paperman è una storia che ci riguarda, perché, per dirla con le parole di John Lennon, "la vita è ciò che ti capita mentre sei impegnato a fare altri progetti.
Domenico Zazzara