Note di regia di "Dio salvi la regina"
Mi sono appassionato sin da subito a questo progetto, ci sono dentro da quando era solo un’idea: Sibilla, l’autrice, mi ha coinvolto già in fase di scrittura. Per me il cinema è un animale vivo che cammina al mio fianco, e a volte cerco di cavalcarlo; mi piace lavorare a progetti sempre diversi, indossando ogni volta una veste nuova, e un’opera di riflessione in chiave ironica e leggera mi è sembrata la “cavalcata” giusta in questo momento della mia vita e soprattutto in questo particolare momento storico.
“Dio salvi la Regina” è figlio dello stato di salute, cagionevole, della democrazia come forma di governo; una riflessione in questo senso trovo sia più che urgente. La distanza tra cittadino e politica, che nel tempo si fa sempre più ampia, è allarmante; la crescente disillusione poi è spaventosa. A preoccupare di più è la rinascita delle destre, per dirla con parole di altri il fascismo non è mai morto, è solo annidato nell’ignoranza e nella paura.
La forza dei contenuti e la freschezza del linguaggio che caratterizzano il progetto hanno guidato con mano ferma il lavoro di tutti. Ognuna delle scelte stilistiche da me compiute è strettamente legate alla sceneggiatura, al fine di inglobare completamente lo spettatore facendogli vivere la storia “da dentro”, quasi fosse un osservatore partecipante. Per rendere possibile questa magia il regista deve “annullarsi”, il suo occhio deve diventare invisibile: lo sforzo maggiore è tutto concentrato sulla recitazione e in generale sulla messa in scena. Ricostruire la realtà e la naturalezza erano le parole d’ordine, il resto è tutto scritto.
Quella di “Dio salvi la Regina” è stata una piccola produzione indipendente, il che da una parte ha reso molto impegnativa tutta la realizzazione del film ma dall’altra ci ha permesso di lavorare in totale libertà, umana, creativa, professionale. E questo, lo assicuro, annulla qualsiasi tipo di ostacolo o fatica. Abbiamo fatto di necessità virtù, eravamo pochi ma tostissimi! I reparti che mi competevano, cioè regia e fotografia, si riducevano a due persone, il sottoscritto e un valente scudiero che si doveva trasformare in aiuto regista, aiuto operatore, elettricista e macchinista… ma è andata comunque benissimo. Come per uno chef è fondamentale fare bene la spesa, acquistando ottimi ingredienti, per un regista è basilare lavorare con un cast tecnico e artistico di qualità. Non avrei potuto scegliere di meglio! Si è creata una grande e bella famiglia, la stessa che raccontiamo nel film. Per un figlio unico come me, segnato da tanta distanza fisica e temporale coi propri cari, è stata un’esperienza umana e professionale davvero appagante.
Andrés Arce Maldonado