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PUNTA SACRA - Il minimalismo magico delle periferie


Il documentario di Francesca Mazzoleni ha vinto la cinquantunesima edizione di Visions du Reel.


PUNTA SACRA - Il minimalismo magico delle periferie
"Punta Sacra", il bel documentario di osservazione di Francesca Mazzoleni ha vinto il premio come miglior film al festival internazionale Visions du Réel.
Il festival di Nyon quest'anno è stato uno dei primi a proporre un'alternativa on line del concorso, che ha consegnato il miglior premio, il prestigioso Sesterce d’Or La Mobilière, ad una nostra giovane regista.

Una bella boccata d'aria ed una ventata di speranza per il cinema italiano, in questo momento nella sua fase più buia e tragica per lo stop totale dell'industria a seguito del Covid 19.

Ancora una volta i documentaristi italiani sanno immergersi nella realtà periferica e marginale della nostra società, per raccontarci delle storie che il cinema di finzione ha volutamente dimenticato da anni.
Siamo in quel triangolo di spazio abitabile dell’Idroscalo di Ostia, alla foce del Tevere, che gli abitanti del luogo chiamano "Punta Sacra".

Dopo lo sgombero avvenuto nel 2010, sono rimasti pochi ad abitare in questo lembo di terra, qui è rimasta un'umanità genuina, forte e ruvida, che è poi il soggetto principale del film della Mazzoleni.Il lavoro è stato prodotto da Morel Film con Patroclo Film e distribuito a livello internazionale da True Colours.
La regista si innamora del soggetto e di questo luogo, la prima volta durante i suoi studi al Centro Sperimentale, durante un sopralluogo per un altro lavoro.
Con all'interno echi di Pasolini e di un cinema del reale materico ma allo stesso tempo magico, vicino a certe atmosfere della Mangini e di Sergio Citti,

"Punta Sacra" si divide in capitoli evocativi; Mare, Madre, Padre, Figli, Terra, Festa, Fede. Come la scansione dei capitoli anche lo snodarsi della storia
è molto minimale, domina su tutto la matriarca, Franca Vannini, figura carismatica che insieme a Don Fabio guida tutta la comunità e le famiglie dell'Idroscalo.
Nel documentario si canta, si partecipa alle feste, alle preghiere, ai riti di un gruppo di persone dimenticate dal flusso caotico della vicina Roma e una camera leggera e poetica come una penna neorelista descrive con lentezza e rispetto il passaggio del tempo.

06/05/2020, 18:56

Simone Pinchiorri