CLAUDIA GERINI - Testimonial della campagna
"Tumore ovarico: manteniamoci informate"
In Italia ogni anno oltre 5.000 donne ricevono una diagnosi di tumore ovarico, uno dei più aggressivi tumori femminili. A causa di sintomi aspecifici o non riconosciuti, in circa l’80% per cento dei casi la malattia viene diagnosticata in fase già avanzata. Oggi però lo scenario è in evoluzione e una delle novità più importanti di questi anni è la possibilità per tutte le pazienti di accedere alle terapie di mantenimento, che permettono di allontanare le ricadute dopo chemioterapia e che si sono dimostrate efficaci sul tumore ovarico.
“Mantenersi informate” è fondamentale, perché sul fronte del tumore ovarico sono molte le cose da sapere e le novità da conoscere: è questo il messaggio della campagna “Tumore ovarico: manteniamoci informate” lanciata oggi, Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, da Fondazione AIOM in collaborazione con le Associazioni pazienti ACTO, Loto, Mai più sole, ed aBRCAdaBRA con il sostegno non condizionato di GSK.
«Finalmente, in questi ultimi anni la ricerca ha prodotto risultati importanti nel carcinoma ovarico – dichiara Stefania Gori, Presidente Fondazione AIOM – oggi sappiamo che un quarto delle pazienti sono portatrici di mutazioni BRCA1 e/o BRCA2, con implicazioni terapeutiche e familiari importantissime. E sappiamo che una terapia di mantenimento con farmaci orali, gli inibitori di PARP, determina lunghe sopravvivenze nelle pazienti mutate e anche nelle pazienti non mutate, le quali rappresentano la maggior parte delle donne affette da carcinoma ovarico (75%). Fondazione AIOM, sempre al fianco delle pazienti e delle Associazioni pazienti, vuole con questa campagna accendere i riflettori, per molti mesi, su questa malattia».
La campagna si svilupperà nei prossimi mesi attraverso attività online, campagne social ed eventi sul territorio. Già da oggi è attivo il sito www.manteniamociinformate.it con le informazioni fondamentali sul tumore ovarico: ad accogliere le visitatrici è un messaggio di benvenuto di Claudia Gerini, testimonial della campagna.
«È fondamentale ricordare che il tumore ovarico esiste, che è aggressivo e con sintomi aspecifici e che non abbiamo strumenti di prevenzione. Il primo messaggio che questa campagna di sensibilizzazione vuole trasmettere alle donne è l’importanza di tenersi informate e di curare il tumore solo nei centri d’eccellenza – dichiara Nicoletta Cerana, Presidente ACTO Onlus – Alleanza Contro il Tumore Ovarico – bisogna saperlo riconoscere per diagnosticarlo tempestivamente, il più presto possibile, quando il tumore, ancora limitato alle ovaie, ha ottime possibilità di guarigione».
I tumori ovarici si differenziano in base alla sede di origine e alla presenza di mutazioni genetiche tra le quali le mutazioni BRCA, legata a mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. Essere portatrici di queste mutazioni, presenti nel 25% dei tumori ovarici, non equivale a ereditare o ad avere un tumore ma ad avere un rischio maggiore di sviluppare alcune neoplasie, rispetto alle persone non mutate.
Attraverso il test genetico è possibile sapere se si ha una familiarità o una predisposizione genetica ereditaria al tumore ovarico e questo permette di agire in fase di prevenzione per ridurre il rischio nonché, in caso di diagnosi, di scegliere la terapia farmacologica più mirata fin dalla prima linea di trattamento.
«Sapere che una donna ha una mutazione BRCA cambia l’approccio clinico, cambia le cure che le vengono offerte o proposte – dichiara Ornella Campanella, Presidente aBRCAdaBRA – tutte le strategie di riduzione del rischio o di gestione del rischio della donna e della sua famiglia cambiano se si è davanti a un test genetico predittivo per BRCA oppure no. Il test ha anche un importante impatto sociale perché con un effetto domino anche i familiari non malati della donna vengono coinvolti nello screening».
Tutte le pazienti, con o senza mutazione BRCA, oggi possono beneficiare delle terapie di mantenimento che permettono di stabilizzare i risultati ottenuti con la chemioterapia, allontanando le recidive e aumentando sopravvivenza libera da progressione e qualità di vita delle pazienti. Solo di recente, però, queste terapie sono state rese rimborsabili anche per le donne con tumore dell’ovaio senza mutazione BRCA, che rappresentano il maggior numero di casi e vanno incontro a prognosi più sfavorevole.
«È evidente che negli ultimi anni grazie a farmaci come i PARP-inibitori utilizzati in fase di mantenimento si è trovata una strada per dare risposte più concrete a chi ha la mutazione BRCA, con risultati importanti in termini di sopravvivenza e qualità di vita – afferma Sandra Balboni, Presidente LOTO – è però altrettanto vero che le donne senza questa mutazione possono e devono fruire di queste terapie di mantenimento che ora sono disponibili. E questo tipo di informazione deve essere diffusa in maniera molto più capillare».
Il lavoro delle Associazioni è fondamentale per promuovere la conoscenza sul tumore ovarico e informare le pazienti sulle opportunità di cura.
Per Albachiara Bergamini, Presidente Mai più sole, «Il gioco di squadra può fare la differenza nella battaglia contro il tumore ovarico. Parlare di questo tumore e delle opportunità terapeutiche per tutte le donne è fondamentale, ed è questo l’obiettivo della campagna promossa da Fondazione AIOM alla quale ha aderito con entusiasmo la nostra Associazione, che dal 2013 promuove l’informazione sul tumore ovarico per le donne e per le pazienti sul territorio sardo».
11/05/2020, 14:00