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BIOGRAFILM 16 - Mika Kaurismaki: "Il mio film più politico"


BIOGRAFILM 16 - Mika Kaurismaki:
Ospite del Biografilm 2020 versione online, Mika Kaurismaki ha presentato la produzione cino-finlandese "Master Cheng".

"La collaborazione con i cinesi è iniziata in modo strano, direi", ha raccontato in un dialogo con la neo-direttrice del festival, la sua connazionale Leena Pasanen. "Trascorsi una serata con Hannu Oravisto, con cui avevo già lavorato in precedenza. Parlammo molto e mi raccontò di nutrire un grande interesse per la cultura, la medicina, la filosofia e per il cibo cinese, un elemento fondamentale. Ed era così anche per me. In Finlandia c'è una massiccia presenza di turisti cinesi, in Lapponia è insostenibile. Da 35 anni trascorro dei periodi in Lapponia, un luogo che mi piace molto, e un Natale c'era una vera e propria invasione di gente. Prima ho pensato ci fosse qualche gara sciistica, ma poi ho realizzato che c'erano tanti turisti cinesi. Così ha iniziato a prendere forma l'idea per il film: un cinese che va in Finlandia per cucinare del buon cibo. In qualche modo, ho unito questo personaggio con un luogo, la Lapponia, che è molto vicino al mio cuore. In seguito è nata la sceneggiatura. All'inizio non pensavo a una co-produzione con la Cina. Questo è successo dopo. Ho realizzato che avevo bisogno di trovare degli attori cinesi, e così sono arrivato ad una co-produzione. Alla fine siamo giunti a un'ottima soluzione. Anche gli inglesi sono stati coinvolti. Devo dire che tutto è filato liscio, è stato abbastanza facile e questo penso si possa percepire dall'atmosfera del film".

Il film ha un cast di attori finlandesi e cinesi. "Ci sono due famosi attori finlandesi, Vaananen e Vesa-Matti Loiri, uno vive in Lapponia e l'altro la conosce molto bene. Si può dire che siano uomini della Lapponia, per questo li ho coinvolti. Abbiamo girato il film durante un'estate fantastica e senza zanzare, cosa molto rara in Lapponia. Era molto calda, con 30-40 gradi. Eravamo un gruppo abbastanza piccolo, ho scelto poche persone con cui lavorare bene. Abbiamo cercato di coinvolgere le persone del luogo e si è creata una bella interazione tra la troupe e gli abitanti, un po' come accade nel film. Nella storia non ci sono eventi straordinariamente eclatanti, ma c'è armonia. Gli attori hanno avuto il loro spazio creativo, sono stati tutti fantastici".

"Volevo fare un film positivo, nel mondo succedono cose terribili. Quando si accende la tv o la radio si sentono notizie bruttissime, ci sono dei leader pazzi al potere che vogliono dividere i popoli. Questi mostri fanno di tutto per separarci. Ci sono le fake news, gli hater, io voglio trasmettere positività e il mio film vuole creare integrazione. Un giornalista mi ha detto che questo è il mio film più politico, mi ha fatto piacere".

"Io ho un approccio antropologico, vado in giro con la cinepresa. Quando faccio un film, non lo penso come un capolavoro da festival. Mi muovo dalla categoria della fiction a quella del documentario, che mi piace molto come genere. Non avevo programmato di farne, ma sono venuti fuori organicamente quando mi è stato chiesto di farne. Sono belli, e devo dire che anche un documentario non ben riuscito ha il suo perché. Con la fiction non è così. I documentari mi hanno molto aiutato nella fiction (e viceversa). Oggi ho più coraggio nell'approccio alla gente e agli attori, prima mi nascondevo dietro la macchina da presa, come un 'grande regista'. Ora ho più facilità ad avvicinarmi alla gente. E guardo anche molti più doc che non film!".

"Ho girato un film sul coronavirus, se ne è parlato così tanto... L'ho fatto in 4 giorni con 3 attori, non ha una sceneggiatura, è costruito sull'improvvisazione, in modo libero. Non totalmente a ruota libera, ma con alcuni paletti. Avevo in passato girato 'Three wise men' con un metodo molto simile".

08/06/2020, 09:44

Carlo Griseri