LORENZO DE NICOLA - "Io e Giovanni Pastrone"
Dopo un esordio lo scorso autunno al RIFF e l'uscita prevista in primavera (saltata causa Covid),
"Pastrone!" di Lorenzo De Nicola è pronto a tornare sugli schermi per incontrare il suo pubblico. A cominciare dall'arena estiva di Cinema a Palazzo di Torino, dove il film sarà proiettato venerdì 17 luglio all'interno della programmazione del Glocal d'Estate.
Il tuo interesse per Giovanni Pastrone parte da molto lontano.
Tutto è partito dall'Università, studiandolo ho riconosciuto in lui una figura molto importante nel cinema - ovviamente - ma mi sono anche accorto che c'era di più, che scavando in modo completo si poteva trovare altro.
Nessuno lo aveva mai fatto prima ma la sua biografia mi ha sempre interessato e mi sono messo alla ricerca: è stata dura, ho iniziato intorno al 2000 quando la digitalizzazione non esisteva ancora, bisognava aprire scatoloni su scatoloni nei vari archivi... Poi ho contattato la sua famiglia, che mi ha aiutato molto.
Quando il Museo del Cinema di Torino ha acquisito il suo manoscritto, "Virus et homo", è stata per me la chiave di volta: mi mancava la connessione tra le sue due vite, quella più nota di regista e quella meno nota di medico, e quel testo è stato fondamentale.
Per raccontare il personaggio Pastrone ti sei anche messo davanti alla camera.
È stata una scelta molto sofferta, non amo apparire. Ma si era creato un assurdo che non avrei saputo come altro risolvere: di solito in un documentario si intervista chi ne sa di più... in questo caso alla fine nessuno ne sapeva più di me! Quindi mi sono trasformato nel narratore, mettendo in scena anche il rapporto ossessivo che si era creato tra me e lui, mi sembrava interessante. Non credo ci fossero altre forme adatte per questa storia.
Pastrone è legato al suo più grande successo, il colossal del 1914 "Cabiria". Poi divenne medico autodidatta con scoperte inedite nella lotta contro il cancro. Che idea ti sei fatto di lui a lavoro finito?
Lui è una grande figura di uomo della Storia italiana, dovrebbe essere tra i grandi pensatori e le figure del '900, non era solo un regista, è stato anche un inventore e ha sempre seguito un percorso molto preciso. Ho capito che era più importante far conoscere lui e la sua figura. Era il regista di "Cabiria"? Certo, ma per molti era solo quello e volevo farlo conoscere meglio.
Nel documentario sei protagonista anche di molte scoperte, è tutto accaduto davvero?
Sì, quello che si vede è tutto vero. Siccome la produzione è stata così dilatata nel tempo ho dovuto rimettere in scena alcune cose, specie dei primi tempi. Ma quando abbiamo iniziato la lavorazione si è creato un effetto domino di scoperte che non mi aspettavo... è andata proprio così!
La voce di Pastrone nel film è di Fabrizio Bentivoglio.
Bentivoglio è stato fantastico, importantissimo per il progetto. Si è creato un rapporto diretto e molto creativo, ha subito capito il senso del film fin dalla prima telefonata. Dare una voce a Pastrone poteva essere un problema non indifferente, ma lui ha compreso il senso del personaggio e ha dato il giusto spessore.
Il lavoro è pronto da un po' ma ha faticato a trovare la sua strada verso il pubblico.
In Italia facciamo sempre fatica a riconoscere le nostre personalità migliori, Pastrone è tra questi.
Poi il mio documentario è un po' diverso dal solito, è un rischio che mi sono preso consapevolmente e capisco che per questo possa avere avuto più difficoltà nel farsi vedere. Volevo fare un progetto emotivamente forte, non solo informativo e credo di esserci riuscito, ma così rientra in un'idea di documentario più intimo, più borderline, meno canonico e meno televisivo. Va bene così.
15/07/2020, 13:07
Carlo Griseri