L'AGNELLO - La Sardegna, una figlia, un agnello
Pochi animali come l'agnello sono usati come simbolo (religioso in primis, ma anche nel linguaggio comune): di sacrificio, di purezza, di innocenza, di incapacità di difendersi... A volte poi un agnello è semplicemente un animale, "neonato" di un gregge e speranza per il suo futuro.
Mario Piredda, dopo una lunga e proficua carriera nel cortometraggio culminata (per ora) con il David di Donatello per il suo ultimo "A casa mia", esordisce sulla lunga distanza intitolando proprio a "
L'Agnello" la sua nuova storia, sempre ambientata in Sardegna, quella più rurale e meno raccontata, rustica ma sempre bellissima anche se avvelenata dalla presenza di una base militare che incombe (sullo sguardo, sui suoni, sulla salute) come quella di Salto di Quirra, nel sud est dell'Isola, dove il film è stato girato.
Anita è una giovane adolescente molto più matura dei suoi 17 anni. Colpa della durezza della vita, certo (la madre è morta, il padre è malato), ma anche merito di un carattere sincero e spontaneo, selvaggio e senza filtri, irruento e pieno di amore.
L'unica speranza per aiutare suo padre potrebbe essere uno zio quasi dimenticato a causa di vecchi (e apparentemente insanabili) litigi. La quotidianità è già dura senza questi limiti autoimposti: solo lei sembra avere la forza per smuovere una situazione atavicamente statica.
Poche parole vengono dette, i sentimenti sono difficili da esprimere. Aiuta - a tratti - la presenza di un piccolo agnello rimasto senza madre e destinato a morte quasi certa se non accudito, amorevolmente, dalla ragazza. Come l'animale, anche lei cerca di avere un futuro degno nonostante l'ineluttabilità della morte che l'accompagna da sempre (i malanni familiari, ne è convinta, dipendono dalle sperimentazioni sugli arsenali portati avanti dai militari: qui qualche dettaglio in più per lo spettatore non sardo poteva essere dato...).
La costruzione di un copione così essenziale e così "ruvido" non poteva funzionare senza l'ingranaggio perfetto, che per fortuna c'è: la giovane
Nora Stassi si immedesima in Anita donandole vita e credibilità, negli sguardi e nelle parole, nelle scelte e nel suo fisico così giovane ma già così segnato (piercing presenti e "segni" di piercing passati, tatuaggi più e meno invasivi, una massa di capelli rossastri e infiniti che sono quasi un personaggio aggiuntivo).
26/07/2020, 11:59
Carlo Griseri