A RESTLESS DANCE - La vita e l'arte di Suhaee Abro
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A Restless Dance" di Elisa Botticella e Antonio Diaz Perez è la storia di
Suhaee Abro, ballerina di fama nel suo Pakistan, che ha un legame speciale con l'Italia interrotto dalla scadenza del suo visto. La sua vita e la sua arte sono al centro del cortometraggio documentario, vincitore del premio Cinemaitaliano.info al Glocal Film Festival 2020. Abbiamo intervistato i registi.
Come avete iniziato a lavorare insieme e come vi siete divisi il lavoro?
Elisa: Io e Antonio ci conosciamo ormai da sei anni, durante i quali abbiamo condiviso molte cose tra cui anche diversi lavori. Ormai ci viene abbastanza naturale confrontarci sulla maggior parte dei progetti che facciamo, anche quando poi non vengono portati a termine insieme.
Antonio: Per questo cortometraggio non c'è stata una vera e propria divisione del lavoro, ma abbiamo pensato insieme alla storia e alla struttura. Sul set, invece, io mi sono occupato più dell'intervista a Suhaee Abro, mentre Elisa curava l'inquadratura e la messa in scena. Conoscendoci tanto, sappiamo che le decisioni sono sempre condivise e apprezzate.
Quando e perché avete incontrato la storia della protagonista e deciso che volevate raccontarla?
Antonio: Abbiamo conosciuto Suhaee a Torino qualche anno fa, quando è venuta per la prima volta in Italia per frequentare un workshop di danza. Abbiamo stretto subito amicizia e siamo rimasti colpiti dal suo animo gentile e dalla sua storia professionale: nonostante fosse una ragazza molto giovane, in Pakistan era già una superstar della tv.
Elisa: Poi l'anno scorso Suhaee ci ha spiegato le difficoltà che stava avendo per ottenere il visto in Italia e abbiamo deciso di raccontare la sua storia nell'unico modo che ci sembrava possibile, ovvero attraverso la danza.
Lei è stata parte del gruppo di lavoro nel costruire la narrazione? In che modo vi ha supportato?
Elisa: Suhaee è una grande professionista. Abbiamo fatto un paio di interviste preliminari via Skype per buttare giù insieme una struttura del cortometraggio, anche se poi lei non ha seguito una sceneggiatura ma ha improvvisato sia il monologo che la coreografia.
Antonio: Anche la canzone è un suo inedito, composta poco prima di girare il cortometraggio e ispirata proprio al senso di smarrimento che sentiva e che abbiamo provato a ricostruire nel nostro lavoro.
Quali canali state immaginando per la promozione e diffusione del vostro documentario?
Antonio: Per il momento stiamo facendo girare il cortometraggio tra i festival italiani e spagnoli, ma ci piacerebbe che questa storia potesse arrivare a un pubblico più ampio dato che è comune a quella di tante altre persone in Europa.
Nuovi lavori a cui state pensando?
Elisa: Stiamo lavorando insieme a un nuovo documentario, questa volta un lungo, su un caso letterario legato a uno scrittore di Torino. Inaspettatamente questo progetto, che stiamo curando ormai da qualche anno, ci sta portando anche alla scrittura di uno spettacolo teatrale che è l'adattamento del libro.
05/08/2020, 09:10
Carlo Griseri