Note di regia di "Lasciami andare"
Acqua, luce, ricorsi e ciò che resta imprigionato nella rifrazione sono gli elementi che segnano la strada di questa storia. Storia raccontata attraverso il desiderio di scoprire l'invisibile e accennare l'indicibile. La domanda è: dove finiscono le anime di coloro che muoiono? Dove converge tutta quell'energia? in cosa si trasforma e nel caso come possiamo comprenderla? Con la fede forse, con la scienza magari. Le risposte sono affidate alla capacità di credere a ciò che si vede sperando che non sia solo un ricordo ma che invece sia un momento di un presente infinito che usa il tempo quantico passando da una realtà all'altra fissando quel momento. Ciò che è successo è terribile, irrecuperabile, ciò che ci viene prospettato impossibile. Ma perché rinunciarci? Perché non spingerci sino al limite. Il dolore della perdita di un figlio è devastante, l'energia che sprigiona quel dolore è così forte che potrebbe portarci sulla luna e allora perché non cavalcarla sino a colpirgli l'occhio come fece Méliès. Questo è un po' ciò che pensa Marco, il nostro protagonista di circa 45 anni, durante le sue corse mattutine in una Venezia di coloro che ci abitano, che cercano di sopravvivere alle orde di turisti che confondono. Non ci crede non vuole credere a ciò che gli viene prospettato, “forse c'è un modo per rincontrare tuo figlio” gli dicono. Forse c'è un modo per chiedergli scusa, forse c'è un modo per andare avanti, forse c'è un modo meno violento per essere di nuovo felici. Ma quando si è deboli si è sacrificabili. Allora è necessario proteggersi.
Marito e moglie, Marco e Clara tornano insieme cercando di riunire una famiglia perché un figlio li sta chiamando e gli sta chiedendo di ritornare insieme. Non è vero dice lui, nostro figlio è morto. E se ci fosse una sola possibilità su un miliardo perché non riprovarci, dice lei. Ma, di loro figlio che li rivuole in casa, nella loro vecchia casa, lo dice una donna, Perla, che promette ciò che non ha, ma che vuole tutto. LASCIAMI ANDARE diretto da Stefano Mordini Crediti non contrattuali Ci sono delle case a Venezia dove il sole passando attraverso delle fessure trattiene l'immagine di ciò che incontra e lo riflette nei muri. Il processo è quello della camera oscura. In una di queste case Marco e Clara hanno vissuto e in quell'immagine di un canale d'acqua attraversato da barche in legno e qualche gondola si riflette qualcosa di più di un semplice paesaggio. Guardandoci più attentamente si può scoprire nelle pieghe della luce qualcosa di più. È da lì che la macchina da presa si è mossa alla ricerca del piccolo Leo per aiutarlo ad andare.
Stefano Mordini