Note di regia di "Malditos"
Quando abbiamo incontrato “Malditos” per la prima volta nel novembre 2015, si esibivano a Madrid, in uno dei più importanti centri culturali della città, Naves Matadero. Ci hanno raccontato la loro storia come gruppo e la loro lotta per trovare il loro posto nel mondo. Abbiamo subito sentito un forte legame con il nostro lavoro creativo, quell’equilibrio straniante tra successo e realizzazione di sé che permea le nostre vite; ci siamo resi conto di come la loro storia potesse rappresentare non solo la storia di un gruppo di attori di teatro, ma la storia della nostra generazione.
Data l’importanza concettuale della loro performance che ironicamente gioca con l’idea del reality show ricontestualizzato dal teatro, abbiamo pensato di creare un film che potesse aggiungere un altro strato di significato, recuperando nel contempo la vocazione del cinema documentario verso la realtà. Negli ultimi 4 anni, abbiamo raccolto materiale audio e video autoregistrati dai personaggi principali con i loro dispositivi. In questo modo, abbiamo avuto accesso diretto alla loro vita privata attraverso momenti positivi e negativi, interruzioni e realizzazioni, frammenti ordinari ma poetici di sé stessi. Queste storie intime, potenti e coinvolgenti del backstage delle loro vite sono raccontate con il punto di vista privilegiato e non filtrato.
Inoltre, oltre alla performance e ai frammenti autoregistrati della vita quotidiana, abbiamo aggiunto un altro strato meta-cinematografico: gli attori che discutono, nel backstage, della propria performance. Questo terzo livello gioca con l’ambiguità delle identità dei protagonisti. Stanno recitando o si stanno immedesimando nei loro personaggi? La loro autocoscienza gioca contro le nostre intenzioni di registi? Crediamo dunque che il film trovi una sorta di senso caotico nell’apertura a questa dimensione di ambiguità e di stupore verso la realtà.
Elena Goatelli e
Angel Esteban