Note di regia di "Punta Sacra"
Sono passati sette anni da quando ho messo per la prima volta piede all’Idroscalo di Ostia, e ho girato lì uno dei miei primi lavori, un cortometraggio. Così è partita una scintilla che, come spesso accade in questo lavoro, mi ha portata a passare lì mesi interi, a esplorare umanità e politica, e a tessere con alcune famiglie della comunità un rapporto di fiducia reciproco. È da questa esperienza che è nato il lavoro di Punta Sacra, che è stato l’evoluzione organica di una ricerca che alla fine mi ha tenuta legata alla foce del Tevere per sette anni. L’intento era quello di raccontare l’altro lato di un luogo complesso: l’ultima borgata autocostruita della mia città. Un pezzo fondamentale della storia di Roma. Un’idea di vita comunitaria alla quale non siamo più abituati. Un luogo che invece per de- cenni è stato associato solo alla morte di Pasolini, al degrado e ai racconti cinema- tografici di criminalità. Si tratta di un luogo che è stato usato per la sua estetica e per la sua storia per raccontare vicende che sono, molto spesso, diverse da quelle che realmente abitano l’Idroscalo di Ostia. Al centro di Punta Sacra ci sono vite al limite, come il luogo che le ospita. Libertà, precarietà, lotta, resilienza e riscatto sono i temi che le animano. Sono entrata in punta di piedi in una comunità che non era mai stata raccontata dall’interno, osser- vando, sintetizzando e lavorando con i protagonisti del film per riflettere insieme sul modo migliore per rappresentare se stessi. Questa è stata la ricerca linguistica con cui ho interpretato il lavoro e che maggiormente ha dettato le regole che mi sono data. Dalla comunità, che pian piano ha aderito al progetto, c’è stata una enorme rispo- sta, una voglia e un bisogno di raccontarsi, di far sentire una voce che per anni ha sempre avuto un filtro. Punta Sacra è un film che racchiude naturalmente due anime: quella di un luogo, un piccolissimo lembo di terra, una punta, che si forma dove il Tevere incontra il mare, e quella delle persone che in quel pezzo di terra resistono e che lo tengono stretto a se stessi a forza, in una vitale lotta quotidiana. Il rischio di demolizione, la forza distruttrice della natura e il mondo degli interessi commerciali, sono le ombre che circondano e si contendono questa fragile terra. La risposta della comunità a questa stretta di incertezze e pericoli è però una forza vi- tale: feste continue, amori, liti, celebrazioni per colmare i vuoti lasciati dalle case abbattute. Punta Sacra parla di appartenenza e di un enorme desiderio di riscatto, parla di una comunità che non si piange addosso ma che celebra la vita.
Francesca Mazzoleni
22/10/2020, 14:45