FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - Due volti, stesso destino
In una Sicilia che sembra un luogo post atomico il piccolo Oscar insieme al padre raccoglie ferraglia da rivendere e trascorre il suo tempo tra le discariche abusive. Una vita di fatica e di stenti che lo accomuna a quella del nigeriano Stanley che per tirare avanti fa le pulizie nella chiesa del paesino dove vive, coglie la frutta nei campi e porta il bestiame al pascolo. I due non si conoscono e le loro vite apparentemente lontane sono tristemente simili, entrambi sfruttati senza nessuna prospettiva rosea per il futuro.
“I bianchi pensano che noi neri siamo dei miserabili, come se prima non avessimo avuto una vita, abbiamo attraversato questo mare senza paura”, è la semplice e netta riflessione di un amico di Stanley sulla condizione degli extracomunitari in Italia. Ma "
Il mio corpo" non parla di questo, non è l’ennesima opera sull’immigrazione, ma una profonda ed efficace riflessione sulla condizione di molti, italiani e stranieri, nella Sicilia centrale.
Non bisogna andare molto lontano per parlare di degrado, per guardare in faccia la miseria: il siciliano Oscar e il nigeriano Stanley, infatti, vivono lo stesso stato di povertà e di solitudine, dimenticati dalle istituzioni, “semplici” mezzi, corpi da sfruttare. Oscar è maltrattato dal padre padrone che lo priva dell’istruzione obbligatoria e della spensieratezza, della bellezza di essere un semplice bambino, dorme per terra e deve guadagnarsi da vivere ogni giorno per poter mangiare; Stanley è solo, lontano dagli affetti in un Paese spesso ostile con gli stranieri.
Michele Pennetta segue i suoi protagonisti senza invadere i loro spazi e senza dare un giudizio sulle loro vite, confrontando i loro percorsi e lasciando parlare chiaramente i loro intensi sguardi. Il contrasto tra la bellezza della campagna siciliana, pur tra i rottami di miniere di zolfo abbandonate, a pochi passi dalla “civiltà”, e queste esistenze votate al sacrificio sono l’incisiva dimostrazione che il terzo mondo è vicino a noi più di quanto immaginiamo.
23/10/2020, 13:00
Caterina Sabato