FESTIVAL DI LECCE - Il Mondo attraverso Tosca
Un documentario che nasce da una canzone "
Il suono della voce" scritta da
Ivano Fossati per
Tosca: “È il suono della voce mia, dei posti che ho visitato, delle persone che ho incontrato”. Tutto quello che riesce a comunicare questo film girato da
Emanuela Giordano durante un tour internazionale della cantante insieme ai suoi musicisti
Giovanna Famulari, Massimo De Lorenzi e Alessia Salvucci.
Tunisi, Algeri, Rio de Janeiro, Brasilia, San Paolo, Belo Horizonte, Parigi, Lisbona e infine Genova per entrare in contatto con culture musicali diverse, con vite molto lontane dalle nostre in una continua scoperta frutto di una grande curiosità artistica e umana. Non si tratta, infatti, di un documentario celebrativo della cantante Tosca ma della sua visione degli altri, del suo aprirsi al mondo immergendosi nel loro essere e consegnando un po’ di sé stessa attraverso la musica.
“Ho voluto fortemente fare questo documentario perché volevo dimostrare quanto fosse in qualche maniera facile entrare in un paese attraverso la musica”, ha spiegato Tosca durante un incontro streaming per il Festival del Cinema Europeo di Lecce, “per farti conoscere hai solo la tua musica, il tuo sangue che ti sei portato da casa. Qualcuno diceva che entrare nei paesi stranieri attraverso la musica è come assaggiarne il sangue e secondo me è proprio così, sono viscere e tu porti le tue radici e si possono mischiare con le altre. Le persone si aprono attraverso la loro storia musicale, si sentono accolte, la musica è la prima lingua di un popolo, se, per esempio, vai in Brasile anche se non capisci le parole di una canzone sai dove sei”.
Un incontro non solo musicale ma anche con un’umanità che lotta per degli ideali, che lotta per la libertà o l’ha fatto morendo e rimanendo nel ricordo di chi è rimasto, o che cerca di rendere il mondo un posto migliore: come i martiri della resistenza algerina, o la blogger a Tunisi sotto scorta perché minacciata di morte dall’ISIS o le scuole nelle favelas brasiliane fondate da un’italiana che cerca di restituire ai bambini un’infanzia normale nella speranza di un futuro diverso dalla povertà e dalla criminalità.
“Sono entrata in questi paesi chiamando degli artisti e chiamando anche delle personalità che volevo conoscere attraverso la musica”, ha continuato la cantante, “soprattutto chiedevo a questi artisti di farmi conoscere la loro cultura perché ero curiosa. Ci sono delle grandi difficoltà in quei paesi perché non sono così liberi e meno libertà c’è più voglia di conoscere c’è: file ai botteghini del cinema, concerti stracolmi, nessuno mi conosceva lì ma ai miei concerti c’era sala piena perché riconoscevano questa voglia di intrecciarsi, di non avere barriere. Io mi sono portata via tantissimo da questi paesi, sono diventata più ricca ma ho anche lasciato tanto, sono rimasti dei rapporti importanti con queste persone”.
Ispirandosi al cinema di Wim Wenders e in particolare ai suoi “Buena Vista Social Club” e “Lisbon Story” Emanuela Giordano immortala con estrema naturalezza il viaggio di Tosca e dei suoi musicisti attraverso i suoi commenti, le sue sensazioni, i suoi punti di vista e naturalmente attraverso la musica. La cantante diventa un “mezzo” per raccontare le realtà che incontra per arricchire sé stessa e anche il pubblico perdendosi tra le stradine, i vicoli, i mercati, i giardini delle diverse città, rifuggendo i posti turistici e restituendo tutta l’essenza, la bellezza il senso profondo del viaggio.
Una commistione di musica, sensibilità, personalità e mentalità che fanno di questo documentario una testimonianza dell’importanza della conoscenza dell’altro, dell’abbattimento delle barriere, delle resistenze e delle paure.
05/11/2020, 19:07