Note di produzione de "Le Storie che Saremo"
Da dove ripartire, se non dalla nostra memoria, per immaginare il futuro dopo questa emergenza globale? Il cinema e l’arte provano a loro modo a dare risposte, cercando di rendere visibile quello che visibile non è; e lo fanno, essendo visionari, lasciandosi ispirare da questo presente fragile, e dalle immagini degli archivi di famiglia, per immaginare il mondo come sarà, ovvero Le storie che saremo. Nel periodo di isolamento causato dal Covid-19, in cui tutti siamo stati testimoni di un tempo tanto duro quanto sospeso, gli autori hanno accettato l’invito e la sfida a non realizzare nuove immagini, domestiche e intime, ma a rielaborare materiali già esistenti messi a disposizione dagli archivi per dargli una nuova vita. Una selezione di film in pellicola 8mm, super8, 16mm e su nastro magnetico in formato VHS e video8, girati per immortalare scene intime familiari come battesimi, matrimoni, feste di compleanno, ma anche viaggi o eventi pubblici, città e paesaggi, che oggi offrono testimonianze inedite della nostra società dagli Trenta per arrivare fino agli anni Ottanta. L'idea è stata quella di reinterpretare ciò che eravamo per dare una prospettiva di quello che vivremo, attraverso un’opera a episodi. Con uno sguardo critico che metta in comunicazione il presente col passato e col futuro. I registi, provenienti da esperienze che spaziano dal cinema di finzione al documentario e all'arte visuale contemporanea, hanno indagato questo patrimonio lavorando in forma personale e interpretativa. Il film parla di ricordo e di comunità, di distanze fisiche e affettive, di viaggi ma anche del rito del cinema e di come siamo portati a vedere le immagini, e ancora il valore dell'ascolto, del dialogo fino a un futuro fantascientifico. «In un tempo in cui assistiamo a una sovraesposizione di immagini prodotte nel presente perché non provare a raccontare il lockdown a partire dalla memoria? Le storie che saremo capovolge l’assioma e chiede di dare un nuovo messaggio artistico a partire da materiali amatoriali esistenti, per ritrovare nei riti comunitari una memoria collettiva - afferma il curatore del progetto Marco Zuin - il ricordo è una delle poche cose che non ci possono essere precluse, dobbiamo partire da qui per scrivere una nuova storia». «Questo momento storico epocale ci obbliga a riflettere sulla memoria - dichiarano gli archivi di film di famiglia coinvolti - crediamo che i materiali che per anni abbiamo prima salvato e poi conservato e catalogato, diventeranno, nel futuro post Covid19, ancora più importanti, a partire dal fatto che sono film di e con persone, non liste di numeri. I film di famiglia sono l’emblema di tutto ciò che oggi è assente, ma sono anche il simbolo e la speranza di quello che abbiamo il dovere di ricostruire. Per questo è importante questo progetto. Non alla memoria, ma per la memoria. La nostra». «Il percorso di lavoro nasce a marzo, in piena quarantena, in poche settimane siamo riusciti a coinvolgere gli autori e gli archivi e siamo orgogliosi che questo progetto sia stato accolto con entusiasmo da tutti dimostrando la necessità di creare qualcosa di collettivo in un momento come questo che porta all’isolamento - dichiara la produttrice Chiara Andrich - ogni autore sta realizzando un corto, ognuno con la propria poetica, che poi confluirà in un’opera corale formata da 6 episodi, a costituire una pluralità di sguardi, memorie e speranze».