Note di regia de "L'Occhio di Vetro"
Non ricordo esattamente il giorno in cui , bambino , venni a sapere che i miei nonni materni erano stati fascisti ; né tantomeno ricordo come venni a saperlo, ma ricordo perfettamente il giorno in cui, ormai adolescente, mi resi conto di quello che ciò significava. Quel giorno la parola fascismo uscì dai libri di scuola e si frappose come nebbia tra me e le persone più amate , rendendo improvvisamente torbido tutto ciò che per anni era stato cristallino. Del ventennio , in casa di mia madre , non si parlava mai : eppure , più quella parola veniva rimossa dalle conversazioni di casa, più essa diventava un’ambigua e inquietan te presenza familiare . I l fascismo che mi spaventava nei libri di scuola era lo stesso che mi incuriosiva nei silenzi dei miei nonni. Negli anni quell’ambiguità divenne più profonda e lacerante. Per quanto il giovane uomo che ero diventato vivesse con sen so di colpa e vergogna la prossimità ad una storia che non sentiva come sua, il bambino che ancora portavo dentro si sentiva affascinato dal muro di silenzio in cui era stato nascosto il passato della sua famiglia. Per anni ho tentato di abbattere quel mur o , ma né le mie provocazioni di ventenne né i ragionamenti di trentenne sono mai riusciti a colmare quella distanza ; è stato purtroppo solo dopo la morte dei miei nonni che sono riuscito a fare luce su quegli anni , ricomponendo in questo documentario i tas selli di un’intricata storia di famiglia.
Duccio Chiarini