TORINO FILM FESTIVAL 38 - "Io sono Vera", e tu?
Che posto abbiamo nell'Universo? Che legame esiste tra le anime delle persone? La vita, quando finisce sulla Terra, prosegue altrove? Guardando attentamente il Cosmo, possiamo capire qualcosa di più sul nostro ruolo, come specie umana? Sono solo alcune delle domande cui prova a dare una risposta
"Io sono Vera" di Beniamino Catena, un film inatteso e sorprendente, capace di ispirare e - pur evidentemente senza risposte certe - di suggerire riflessioni.
Vera è un'adolescente appassionata di stelle, affranta per la morte del suo cane: un suo professore accetta di accompagnarla su una scogliera da cui getterà le ceneri dell'animale in mare. Una disattenzione, e la ragazza sparisce nel nulla.
Allo stesso tempo, un uomo nel deserto di Atacama in Cile sta visitando un'installazione di parabole satellitari che scrutano il cosmo, ma ha un malore e nel viaggio in ambulanza sembra morire. Nello stesso momento in cui Vera, in Liguria, scompare.
Il legame tra i due, l'inconsolabile vuoto (con catena inevitabile di sospetti) che la sparizione della ragazza lascerà, la ricerca di un senso nella propria vita e in ciò che ci accade: sono solo alcuni dei tanti (e pregnanti) elementi che costituiscono un racconto che riesce a non risultare pesante o pedante, ma che intriga e appassiona.
Merito anche degli attori, da un intenso
Paolo Pierobon a un magnetico
Marcelo Alonso (attore "feticcio" di un certo Pablo Larrain). Soprattutto, però, i due luoghi scelti come ambientazione di "Io sono Vera" (spesso inquadrati con i droni dal cielo, idea non gratuita ma funzionale) restano negli occhi e nel cuore: in Cile, Atacama con il suo deserto e la sua polvere, la sua luce abbacinante e i suoi spazi aperti; in Italia,
Punta Crena a Varigotti, in Liguria, una scogliera a picco sul mare mozzafiato e stordente. Due luoghi antitetici e complementari: il cerchio si chiude?
22/11/2020, 10:04
Carlo Griseri