SOTTODICIOTTO 21 - Il programma di martedì 8
Sottodiciotto Film Festival & Campus si avvia alla conclusione con l’ultima giornata ancora densa di appuntamenti. Le proiezioni si aprono nel pomeriggio con
#iogiroincasa Collection (ore 16.30), una selezione dei brevi video realizzati dai giovanissimi autori che hanno risposto alla call con cui nello scorso aprile il Festival ha invitato bambini e ragazzi dai 4 ai 18 anni a raccontare per immagini la propria esperienza di confinamento tra le mura domestiche. La raccolta dei cortometraggi, realizzati a due o più mani – nel caso dei più piccoli con l’aiuto di genitori o fratelli maggiori, nel caso dei più grandi in autonomia o in collaborazione a distanza con amici o compagni di scuola – si presenta quindi come una sorta di diario collettivo del periodo emergenziale che ha costretto anche bambini e ragazzi a ripensare e reinventare la propria quotidianità, confrontandosi con situazioni eccezionali. Al termine, verrà proposta la proiezione speciale del cortometraggio Noi, gli Alberi: un'esperienza teatrale confluita in un racconto audiovisivo, frutto del percorso laboratoriale del triennio del Liceo Berti di Torino. Il lavoro sarà presentato da Francesca Cinalli e Paolo De Santis della Compagnia Tecnologia Filosofica di Torino, autori e curatori del progetto, dalla docente Carla Baracco, referente del progetto teatro del Liceo Berti di Torino, e da una rappresentanza dei ragazzi del gruppo teatro.
Sempre nel pomeriggio, il Festival propone l’ultimo appuntamento con l’animazione e in particolare, in sintonia con il tema dell’edizione 2020, dopo tante famiglie sgangherate o capovolte, presenta finalmente un nucleo (in apparenza) modello:
Mézga család ovvero La famiglia Mezil (ore 16.30). La celeberrima serie animata prodotta e trasmessa dalla televisione ungherese tra il 1968 e il 1980, esportata con successo anche in Occidente, vede infatti protagonista la perfetta famiglia degli anni Settanta, prototipo della sonnacchiosa normalità d’Oltrecortina interrotta da punte di imprevedibile bizzarria. Il Festival, in collaborazione con l’Accademia d’Ungheria a Roma e la società MTVA di Budapest, rende omaggio al cartone animato d’epoca, ancora amatissimo dai cultori dell’effetto nostalgia e al tempo stesso perfettamente godibile per i bambini del terzo millennio, riproponendo i primi tre episodi delle altrettante storiche serie. La proiezione sarà introdotta da Sebestyén Terdik, referente culturale dell’Accademia d’Ungheria.
Nel tardo pomeriggio, la sezione Wikicampus, realizzata dal Festival in collaborazione con il DAMS dell’Università di Torino, si conclude con l’incontro dal titolo “We are Family” (ore 18.30, in diretta Facebook @Sottodiciotto). L’ultimo appuntamento prende spunto dal fenomeno, sempre più intenso negli ultimi anni, del recupero degli archivi cinematografici familiari per esaminare come e quanto questi siano in grado di restituire e immortalare rilevanti mutamenti sociali e culturali del nostro Paese. Sul tema si confronteranno diverse realtà (Archivio Home Movies, Superottimisti, Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa) attive nella valorizzazione dei materiali audiovisivi “di famiglia”, diventati materiali preziosi e fonti storiche indispensabili per gli studiosi e non solo.
In serata il Festival propone gli ultimi due film della sezione “That’s all Families!”.
Samp (ore 20.10), il nuovo lavoro cinematografico di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, è un film con l’andatura del viaggio e la dinamica della performance, girato in Puglia, terra densa di tradizioni arcaiche mescolate a una modernità inflitta con la violenza dal potere economico. Thriller fantasy di cui è protagonista un killer, il film è la metafora di uno sgretolamento culturale senza prospettiva, un lungometraggio on the road che frantuma la sceneggiatura, cogliendo al volo le location e gli attori. La proiezione sarà introdotta dai registi Flavia Mastrella e Antonio Rezza.
Opera d’esordio di Domiziana De Fulvio,
Sisterhood (ore 22.30), collega idealmente tre storie di “sorellanza” in altrettanti angoli del pianeta: Roma, New York e Beirut. Nelle storie di tre squadre femminili di basket non professionistico, si intrecciano mondi differenti ma visti con gli occhi di donne che si scoprono e si riconoscono attraverso lo sport, diventato nella realtà di strada anche presidio di resistenza contro la discriminazione di genere e la marginalizzazione sociale, mezzo per riprendersi spazi di libertà e condividere energie e passioni. La proiezione sarà preceduta da un incontro con la regista Domiziana De Fulvio e le protagoniste del film, in collegamento da New York, Roma e Beirut: Amber, Mo, Jewelz, Laura e Rola con l’allenatore Majdi.
Sempre in serata, il Festival presenta, come titolo ufficiale di chiusura, il film
Martha: A Picture Story (ore 20.30) diretto dall’australiana Selina Miles. La regista, specializzata in street art e graffiti, si concentra con il suo ultimo lavoro su una figura ormai leggendaria, la “fotografa dei writer” Martha Cooper, alla quale il Festival aveva dedicato una mostra fotografica nell’edizione 2018. Ritratto intimo e divertente della pioniera della street photography, il documentario ripercorre la lunga e intensa carriera della “Kodak girl” che, oggi settantacinquenne e ancora in attività, si confronta con le trasformazioni della sua arte in un mondo socialmente e culturalmente molto diverso da quello dei suoi esordi negli anni Settanta. La proiezione sarà introdotta da Enrico Bisi, direttore di Sottodiciotto Film Festival & Campus.
L’ultimo titolo in cartellone, in seconda serata, conclude l’omaggio ad Alexandre Rockwell, a cui è stata data “carta bianca” per inserire nel cartellone del Festival un film a lui caro in linea con il tema-guida di quest’edizione. Il regista ha scelto
Una moglie (ore 22.30) di John Cassavetes: un film considerato un classico e un capolavoro della storia del cinema, che racconta le difficoltà di una coppia e dei rispettivi tre figli. La protagonista, Gena Rowlands, è la moglie di Cassavetes e nel film compare anche Nick, il loro figlio naturale. Proprio nell’uso degli attori così “familiari” e nello stile di Cassavetes, che lascia spazio all’improvvisazione e alla caducità della vita stessa, si possono leggere le forti analogie con l’opera di Rockwell, riproposta nell’omaggio del Festival. La proiezione sarà introdotta da un intervento del regista Alexandre Rockwell.
07/12/2020, 16:14