Note di regia di "Cops - Una Banda di Poliziotti"
La centrale di Polizia sta per chiudere per mancanza di reati. Per il gruppo di poliziotti c’è solo una possibilità per non essere licenziati: creare un po’ di finti crimini in città. Ma essere delinquenti non è così facile come sembra, anche perché la vera criminalità è sempre in agguato. È questo il plot di Cops - Una banda di poliziotti, ispirato ad un film svedese del 2001, Kops, appunto. È questo il mondo del Commissario Cinardi e di Nicola, Maria, Tommaso, Margherita e Benny, poliziotti per caso che ben presto diventano poliziotti per scelta. Le loro debolezze, la loro umanità, i loro difetti saranno determinanti nella lotta al crimine che non si fa soltanto con i Nocs ma anche con tanta simpatia. Una commedia irriverente, in due puntate, che racconta un pezzo della provincia italiana da un punto di vista diverso: quello della polizia. Compito della regia è stato proprio quello di creare un mondo in cui alla commedia tipica in tre atti si aggiunga quella di personaggio e situazione.
L’aspirazione è quella di utilizzare un linguaggio che coniughi l’azione e il dialogo, il dinamismo con la staticità. Si tratta chiaramente di mischiare i generi. Il poliziesco s’incontra qui con lo stile demenziale, di un manipolo di imbranati, senza che una componente nasconda l’altra e senza arrivare al poliziottesco, stile Bud Spencer-Terence Hill. Pertanto, per il racconto di genere è stato usato un linguaggio contemporaneo molto dinamico, dove la commedia non è sottolineata ma è solo un punto di vista sul mondo. Il movimento è assicurato dagli attori nonché dalla messa in scena sempre realistica anche nelle situazioni più paradossali. Perché, diciamoci la verità, la nuova commedia all’italiana è il poliziesco.
Luca Miniero