Note di produzione di "Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma"
Non avevo mai collaborato con Giulio Base, naturalmente lo conoscevo e avevo stima del suo lavoro nel cinema; per me, sempre diverso e oserei dire anche eclettico. Ero stato colpito, poco prima del nostro incontro, dal suo coraggio di realizzare per il Cinema il testo di Pessoa. Un rischio altissimo dove il tema del potere, difficile e complesso, diventa con il suo occhio, la sua penna e anche con la sua recitazione, un’originale e fiammante trasposizione cinematografica.
Ho incontrato Giulio conoscendo quel coraggio e riconoscendo a lui quel talento. Eppure, non è stato facile scegliere per entrambi di realizzare, insieme, il nostro film. Il nuovo progetto, ‘ Un Cielo Stellato sopra il Ghetto Di Roma ’ , aveva nel seme iniziale (di Israel Cesare Moscati) un impegno complesso, non esiterei ad affermare rischioso. Anche questa volta la realizzazione imponeva coraggio autoriale, m a con una grande, diversa e severa coscienza filmica. La ferita insanabile del 16 ottobre 1943, il rastrellamento del Ghetto di Roma, doveva certamente essere raccontata, ma imponeva rigore; ci fu subito chiaro che non sarebbero di certo bastati l’impegno artistico e finanziario a metterci tranquilli.
Certamente la spinta più forte, quel giorno, è arrivata da una sicurezza artistica dell’autore su un tema così importante, ma sapevamo entrambi che la sfida davanti all'Olocausto, abisso della storia, sarebbe stata difficilissima. Ancor di più nel nostro caso, visto che da subito si nutriva la speranza e la voglia di riuscire a parlare e incontrare, con il film, le giovani generazioni, trasferendo alle loro coscienze e riflessioni la lezione più tragica della storia. Il regista aveva le idee chiare “bisogna raccontare il presente, fondendo e costruendo una visione cinematografica anche del passato”.
Questa era la strada giusta e innovativa per un tema così importante. La profonda conoscenza teologica, il suo co raggio, l’ampia e dovuta cultura sul periodo storico, hanno da subito fatto capire a me e a Rai Cinema che c’era in Giulio Base quella intransigenza necessaria per ideare un’opera così importante nei contenuti. E a testimonianza di questo, infatti, arriva dopo pochi incontri di Giulio con Riccardo Shemuel Di Segni, Rabbino Capo di Roma, il patrocinio e il plauso al progetto dalla Comunità Ebraica di Roma. Seguono lunghe chiacchierate e confronti tra regista e produzione (Altre Storie, Clipper Media e Rai Cinema). L'inviolabilità dei diritti di ogni persona, le discriminazioni, la limitazione della libertà, gli odi razziali, il regime fascista e nazista, la follia che non seppe risparmiare né donne né bambini, né anziani né malati, né età né condizione, tutto per l’infame odio. Davanti all'Olocausto, con l’umiltà dovuta, ci siamo trovati a confrontarci e da lì siamo partiti. Ma tutto, ogni istante sbagliato di quella parte della storia d’Italia e del Mondo, ci ha convinto che era un’avventura da intraprendere senza esitazioni.
Così, si definisce e si consolida un gruppo di lavoro di elevato profilo professionale, sul piano tecnico e su quello artistico, che appoggia e aderisce al progetto con entusiasmo, primi tra tutti il direttore della fotografia, Giuseppe Riccobene, che aveva peraltro già avuto modo di collaborare con Giulio Base nel ‘ Il Banchiere Anarchico ’ . È immediato e fondamentale anche l’interesse dello scenografo Walter Caprara, della costumista Magda Accolti Gil e del suono di Piero Parisi coinvolto nel progetto fin dai suoi inizi per dare da bere a quella sete meticolosa che Giulio ha per ogni dettaglio.
La collaborazione al casting di Teresa Razzauti è stata fondamentale. Serviva un gruppo di ragazzi giovanissimi, ma le linee di quei volti erano già ben incise nella volontà del regista, così, uno scouting profondo e provini sfiancanti lo hanno permesso. Un cast, alla fine, che nella sua forma finale affianca attori di altissimo livello a giovanissimi. Il film è stato girato in 4k. Ambientato prevalentemente a Roma e una parte a New York. È figlio di una lunghissima preparazione che ha consentito le importanti ricostruzioni storiche in scenografia e le prove che il regista ha fatto con il cast, soprattutto con i giovani. Un vero e proprio laboratorio che ha concesso agli attori di immedesimarsi con i personaggi e trovare le giuste dinamiche relazionali che hanno facilitato il loro lavoro in fase di ripresa.
Da un punto di vista produttivo, il film è stato realizzato da Altre Storie, delegata di produzione Francesca Schirru, con un impianto di produzione media - alto. Il contributo professionale della Made in Com e dell’Augustus Color hanno reso disponibile l’uso di nuove tecnologie d i lavorazione digitale in sede di vfx grazie alle quali la scenografia del film ha potuto ambientare il 1943 nei luoghi reali nonostante fossero trasformati dal tempo. Le musiche del film vantano la collaborazione del cantautore e pianista italiano Sergio Cammariere. Il montaggio è stato affidato a Mauro Ruvolo. Il bilancio dell’operazione produttiva fin qui portato avanti è senz’altro da considerarsi estremamente positivo e significativo, è un film che guarda alla sala cinematografica nella prossima stagione e in maniera molto fiduciosa anche al mercato estero.
Cesare Fragnelli