Note di regia di "Il Suono della Voce"
Il suono della voce è un viaggio di incontri e di scoperte, di mondi che si incontrano attraverso la musica. Conosco Tosca da molto tempo, insieme abbiamo realizzato tanti spettacoli, insieme ci siamo divertite e abbiamo sofferto, mi piacerebbe pensare che siamo diventate amiche, rispettando quella diversità che ci arricchisce reciprocamente. Abbiamo in comune la curiosità, la voglia di conoscere, di esplorare, la passione per la musica, colta e popolare, conosciuta e sconosciuta, la musica che canta l’anima.
Quando Tosca mi ha chiesto di partecipare a questa sua nuova avventura ne sono stata felice, anche se immaginavo di dover affrontare peripezie di ogni tipo, sapendo che avrei lavorato con un low budget. Lei, l’orchestra, l’organizzazione e Stefano Ricco, il giovane filmmaker con cui poi ho felicemente collaborato per tutto il resto del documentario erano già stati a Tunisi ed Algeri, senza di me, riportando in Italia un materiale bello e scomposto a cui abbiamo dato insieme una forma. Da qui, da questa prima tappa di viaggio, siamo partiti per immaginare tutto il resto. Senza forzare la mano, seguendo l’andamento naturale degli incontri casuali e programmati, eliminando ogni tentazione di iconografie da “cartolina” abbiamo viaggiato alla ricerca di quel suono che dal passato fino ai giorni nostri tramanda la
bellezza e la diversità delle culture.
Ci siamo idealmente ispirati alla grande lezione di Wim Wenders, al suo amore per la musica e per il viaggio, a ‘Buena Vista Social Club’, a ‘Lisbon Story’ dove, attraverso melodie popolari, si scopre con altri occhi una città o un paese.
Non abbiamo edulcorato la realtà, non l’abbiamo resa più affascinante di quello che è ma certi incontri (a volte casuali), ci hanno spiazzato per la loro naturale poesia. Penso, solo per fare un esempio, agli anziani con cui abbiamo giocato a carte in un giardino di Rio de Janeiro o ai bambini che fanno il doposcuola in una delle favelas più popolose della città.
Ma la vera epifania ce l’hanno offerta gli artisti che sono riusciti a capirsi al volo, sempre, senza bisogno di parlare la stessa lingua. Abbiamo cercato di “rubare” il più possibile quando, superate le prime timidezze, le naturali difese, la relazione diventava più intima e informale.
Abbiamo goduto delle improvvisazioni nei camerini, dei fuori programma, dell’ironia e del talento fuoriclasse di Tosca, capace di mettere a suo agio chiunque.
La conclusione del viaggio, a Genova, con Ivano Fossati meriterebbe una riflessione a parte, il materiale girato durante l’incontro potrebbe bastare per un altro nuovo documentario, tanta è la ricchezza degli argomenti trattati. In un’ora abbiamo tentato di cogliere semplicemente un segmento, uno stimolo, uno stato d'animo del momento, legato a un concerto, a un artista, all’arrivo in un’altra città, alle emozioni che ti porti dietro quando stai per ripartire, obbiettivo non facile dato che abbiamo toccato tre continenti!
Una cosa è certa: da questa esperienza sono nate nuove imprese, nuove sperimentazioni musicali, altri miracoli di qualità. Non mi sembra poco.
Grazie Tosca., grazie a tutti gli artisti che hanno partecipato.
Emanuela Giordano