Note di regia di "Tutte a Casa"
La narrazione della pandemia si è da subito fondata su parole come ‘guerra’ e ‘battaglia’, riproponendo il modello dell’eroe saldo e coerente, un archetipo che si distanziava dalla realtà che stavamo vivendo. Virologi, politici, vertici della protezione civile: le voci della prima fase della pandemia sono state per la maggioranza maschili, come se le donne fossero escluse dalle decisioni più importanti e non avessero opinioni né competenze utili alla gestione pubblica dell'emergenza. Eppure, le conseguenze maggiori sono state pagate soprattutto dalle donne, che spesso si sono trovate a gestire un carico di responsabilità e di cura cresciuto esponenzialmente con l'inizio del lockdown.
Con questo film abbiamo voluto soffermarci sul punto di vista femminile durante la quarantena, concependo un lavoro di indagine poetica che oltrepassasse i limiti dell’oggi e dell’urgenza del Covid-19. Attorno al progetto si è creata una comunità di donne che quotidianamente è stata sollecitata nella produzione di video diari che mettessero al centro alcuni temi: la cura, il corpo, la casa, la crisi, la natura, la libertà e così l’autonarrazione attraverso il cellulare è diventata un processo collettivo e sociale. La regia non è demandata, ma è realmente partecipativa e orizzontale, per questo il film è un esperimento unico all’interno del panorama dei social movie. Lo sforzo registico è stato anche nel montaggio finale, nella scelta e combinazione dei pezzi di un’enorme mole di materiali audiovisivi.
Un incredibile archivio, utile per il nostro futuro. In un mosaico di vite e di volti, il montaggio tiene uniti i tasselli scomposti dalla crisi creando una narrazione intima, epica e sussurrata di uno dei momenti più stravolgenti della storia contemporanea.
Eleonora Marino,
Nina Baratta e
Cristina D'Eredita'