GLOCAL FILM FESTIVAL 20 - Vero, finto, vita, recitazione
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La mia storia si perde e si confonde" di
Daniele Gaglianone e Imogen Kusch è uno dei sei titoli in competizione per Panoramica Doc del Glocal Film Festival numero 20, in programma dall'11 al 15 marzo su
Streeen.org.
Il documentario racconta il percorso di allievi e allieve della scuola Volonté di Roma, impegnati con una tecnica speciale da te inventata, Imogen, accompagnati dalle suggestioni del racconto di Borges “La forma della spada”. Di cosa si tratta?
Imogen Kusch - Gli allievi attori ormai erano al loro terzo anno, avevano già un'ottima preparazione. Normalmente alla Volonté si realizza un film "autonomo" per gli allievi attori, il mio compito era quello di prepararli per girare un progetto che Daniele ha preso in mano e fatto diventare cinema.
Abbiamo lavorato molto sulla ricerca, sull'esplorazione: abbiamo passato due settimane prima che arrivasse Daniele a esplorare noi stessi e le bugie dentro di noi, per accostarci alla bugia di Borges. Siamo andati a esplorare i confini della verità, e quindi la capacità di andare oltre la realtà che noi diamo per scontata, una capacità che per un attore è fondamentale.
Il lavoro di preparazione, che chiamo la "tecnica delle cinque azioni", è una tecnica di preparazione: ogni giorno ci si allena per avvicinarsi sempre di più al materiale, coi ragazzi ci siamo molto appassionati alla storia, Daniele ci aveva anticipato il racconto di Borges e noi molto delicatamente lo abbiamo messo in mezzo...
Daniele, tu come sei entrato a far parte di questo percorso?
Daniele Gaglianone - Con i ragazzi è stato un percorso molto interessante. Ho proposto di lavorare su questo racconto di Borges che è un po' una mia ossessione da tanti anni, un racconto che pone di fronte il protagonista a una storia, raccontabile solo attraverso una menzogna. Mette in scena la verità ma è talmente dolorosa che si può raccontare solo con una menzogna.
Mi sembra molto pertinente rispetto al lavoro dell'attore, che deve fare il contrario, raccontare una menzogna attraverso una verità, deve dare una verità al proprio personaggio e non può se non facendo appello anche alla propria dimensione interiore. Confrontarsi con la propria dimensione interiore spesso significa entrare in conflitto con se stessi, mettersi in gioco, perché quello che si ha dentro è un intreccio inestricabile di luci e di ombre, che bisogna saper gestire per dare vita e verità a una bugia.
Questo percorso inizialmente chiedeva agli studenti di mettersi in gioco con un episodio della propria vita: il confronto con la finzione di Borges è arrivato partendo dall'elaborazione di una verità e di una menzogna che aveva radice nella loro vita.
Per quale motivo il pubblico dovrebbe vedere il vostro progetto?
Imogen Kusch - C'è un mondo misterioso, segreto e anche magico, quello dove noi prepariamo le cose che poi il pubblico vede. E' un'occasione per vedere ciò che c'è dietro uno spettacolo, un'opportunità preziosa in questo senso.
Daniele Gaglianone - Più che un motivo forse mi viene più da dare consigli su come porsi: non chiedere al film cose che non ci sono, non è un documentario sulla recitazione. Se fossi lo spettatore cercherei di lasciarmi andare, seguire un flusso che spesso ha una logica un po' oscura, ma autentica.
Non è solo un viaggio tra lo spazio mentale e fisico dell'interpretazione, è qualcosa che tocca la vita delle persone. Spero possa suscitare domande anche scomode nello spettatore, sul proprio coraggio e sulla propria codardia, sulla propria limpidezza e sulla propria oscurità...
12/03/2021, 12:00
Carlo Griseri