GLOCAL FILM FESTIVAL 20 - Giornalismo "lento" e buono
"
Slow News" di
Alberto Puliafito è uno dei sei titoli in competizione per Panoramica Doc del Glocal Film Festival numero 20, in programma dall'11 al 15 marzo su
Streeen.org.
Il progetto Slow News è un progetto giornalistico che portate avanti da tempo, come mai avete deciso di farne anche un documentario?
Leggiamo e ascoltiamo un sacco di critica sul mondo del giornalismo, fatto da varie persone a vario titolo, e vediamo pochissimo la volontà di raccontare storie costruttive, che siano magari fuori dal mainstream.
Sono storie che noi conosciamo bene, sono tante e interessanti, ci siamo detti: perché non proviamo a farlo noi? Siamo giornalisti ma anche documentaristi, abbiamo provato a offrire una
pars construens: ci sono già persone che lavorano rispondendo a queste critiche, diamo loro voce e visibilità!
A che punto siamo nella "rivoluzione slow"?
La situazione di crisi del mainstream, dei cosiddetti
legacy media, è evidente e conclamata. Durante la pandemia è stata tirata fuori una parola che conosciamo bene, si citava il problema dell'infodemia, l'informazione ossessiva. Di questo parliamo nel documentario, su questo lavoriamo da anni: il nostro concetto è fare meno cose ma farle meglio, al contrario con la pandemia assistiamo ancor più di prima a una sovrapproduzione di contenuti.
Purtroppo avanzano sia il problema sia la soluzione, ma il problema avanza a ritmi talmente rapidi che presto temo andrà a schiantarsi da qualche parte...
Voi proponete un giornalismo slow, che dia il tempo giusto al lettore, ma il doc è densissimo...
Vero! E ti aggiungo che abbiamo rinunciato a un sacco di cose che avremmo voluto mettere nel film!
Era fondamentale però non perdere l'aspetto corale, volevamo dare l'idea di una unica grande redazione globale, ognuno dei nostri protagonisti segue questa strada, quella del giornalismo "slow", ma dalla sua prospettiva.
Altrimenti avremmo corso il rischio di fare una storiella di nicchia, ci avrebbero detto che il problema non esiste: l'esperienza del singolo non bastava, se ti faccio vedere che il New York Times evidenzia le stesse questioni del piccolo giornale digitale danese, non puoi più ridurlo a una piccola cosa. Succede davvero, e succede in tutto il mondo.
Che risposte state avendo dal pubblico?
Purtroppo non abbiamo avuto molte occasioni di avere un feedback delle persone, e ci manca moltissimo, io stesso ancora non l'ho visto in una sala, solo il produttore c'è riuscito una volta ma senza pubblico presente.
Stiamo ricevendo molti incoraggiamenti, soprattutto dai non addetti ai lavori, mentre i giornalisti si sentono un po' punti sul vivo: in pratica diciamo che fanno male le cose e quindi - anche quelli che lavorano bene - si sentono chiamati in causa.
Sperando presto di poter incontrare di persona il pubblico...
14/03/2021, 10:00
Carlo Griseri