GRETA SCARANO - "Io e Anna, due donne così diverse"
"Al ruolo di Anna mi sono avvicinata in punta di piedi, non sono madre ed era fondamentale essere credibile anche in questo senso. Abbiamo lavorato molto coi colleghi per essere più realistici possibili, tutti quanti: questo è stato lo sforzo comune".
La fiction è stata girata con largo uso della camera a mano. "Il modo in cui Tavarelli ha girato ci ha consentito maggiore realismo, era come se non ci fosse un filtro tra quello che recitavamo e quello che si vedeva nel film, c'è stato un rapporto molto intimo anche con la troupe".
"Questa fiction racconta una storia intima e per certi versi comune, ma ha anche qualcosa di speciale, di unico, è messa sotto una lente di ingrandimento. Anna è una donna molto distante da me, ha rinunciato a quello che voleva fare nella vita – il medico – per prendersi cura del figlio. Io sono invece sempre stata molto attenta a non fare figli, al primo posto per me c'è sempre stato il lavoro e questo mi ha reso la persona che sono oggi, non rientrava nei miei piani".
"Mi è piaciuta questa storia perché non c'è retorica, non ci sono fronzoli, si parla di maternità con i suoi difetti e con le sue cose belle. Mi piacciono i personaggi pieni di sfaccettature, è consequenziale che questo accada con storie molto profonde".
La serie arriva dopo i successi dell'ultimo Montalbano e della serie su Totti. "Sono contenta, è bello quando le cose che fai vengono viste! Sono estremamente fiera di questa serie, va nella direzione che ho sempre sperato per la mia carriera, essere in prodotti emozionanti. Amo nascondermi nei personaggi che faccio, non far vedere mai me stessa che è una cosa che detesto!".
"In futuro mi piacerebbe fare la regista, sì. Non avrei avuto interesse a interpretare una donna che è madre senza dubbi e sempre felice... Questa serie mi ha confermato che il carico della maternità è molto pesante, se non si hanno tanti aiuti esterni, mi ha confermato la teoria che avevo, ma ho maturato l'idea di adottare un figlio, di crescere qualcuno, prima o poi. Un genitore non è solo chi concepisce".
"Negli anni ho cambiato il modo in cui approccio i miei personaggi. Dopo anni di tentativi mi immedesimo nel mio personaggio e vivo il suo momento presente, arrivo a quelle profondità con la tecnica ma poi, quando ci sono, la profondità che vivo non è la mia, è quella del personaggio. Da piccola attingevo tantissimo dalle mie esperienze personali, crescendo questo è cambiato e in scena mi capita di sentire le 'sue' emozioni. Però finisce tutto lì, è un mestiere e appena finisce la scena è finita anche per me, non mi porto a casa il ruolo".
23/04/2021, 15:42
Carlo Griseri