Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Monte Freikofel - Frontiera della Grande Guerra"


Note di regia di
Ho voluto raccontare la guerra in un modo differente, dando risalto non tanto alla storia considerata come un elenco di avvenimenti decisi a tavolino da uomini di potere, quanto alla tragedia che hanno dovuto vivere migliaia di ragazzi, italiani ed austriaci, obbligati a combattere ed uccidere anche amici, vicini di casa, compagni di lavoro o studio, in una delle guerre più cruente e tragiche della storia dell’ultimo secolo.
Questo documentario vuole essere un’occasione per non dimenticare.
Non a caso con quelle straordinarie immagini d’epoca che ho inserito, ho scelto di tributare un omaggio senza tempo proprio a quei “ragazzi” la cui anima riposa nel posto più vicino al cielo: la montagna. E’ qui che il documentario, nelle mie intenzioni, si trasforma in una sorta di rito laico.
Infatti queste montagne, essendo ambienti aspri e selvaggi, disseminati di testimonianze della grande guerra, dovrebbero riportare tristezza e inquietudine, invece per tutto il tempo che ho trascorso in questi luoghi ho provato una condizione di pace e tranquillità; come se queste montagne, da teatro di morte e sofferenza, si fossero trasformate in guardiani con il compito di custodire silenziosamente vicende, corpi ed anime, ad eterno monito.
La guerra, spesso vien detto, aiuta a scoprire la vera natura degli uomini; ma che dire della “natura” di tutti quei giovani che hanno intriso con il loro sangue queste rocce carniche? Certo, nelle menti di molti tra loro era forte l’idea di combattere per un bene collettivo, ma la vita non ha prezzo.
Può esistere una guerra giusta?
Purtroppo, non c’è stata civiltà, una sola, capace di evitare guerre.
Ho pensato a tutti quei giovani che avevano paura, che non volevano morire, perché non si viene al mondo per morire a vent’anni in guerra, si viene al mondo per morire in un letto quando si è anziani.
Così, a chiudere questa mia nota registica, riporto i versi di VEGLIA che Giuseppe Ungaretti, soldato della Grande Guerra, scrisse in trincea. Sono parole che vorrei interpretare come stimolo ed esigenza di duratura pace per il futuro, con la speranza che non rimanga un auspicio di pura utopia.

Un’intera nottata
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la bocca
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d’amore
Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita.

Claudia Crema