Note di produzione di "Kufid"
Kufid è un film che, pur iscritto tecnicamente nel catalogo dei documentari, parla del protagonista come un'autobiografia creativa, ma allo stesso tempo parla di tutti noi. Dal particolare all'universale e ritorno più di una volta, ma ogni volta sempre più profondamente, tagliando la superficie con lo stile e le caratteristiche dell'ironia, autoironia prima di tutto. La gentrificazione nelle città storiche del Marocco sono l'argomento reale di un film nel film, di un film sospeso, ma che hanno un richiamo forte al multiculturalismo e al concetto di cittadinanza che non si sovrappone mai al concetto di identità etnica, religiosa e culturale, ma che tutte le comprende e le offre all'altro da sé, che è allo stesso tempo il fratello, il padre, il concittadino. La pandemia come reale protagonista storicamente esistente ed incombente, ma anche la pandemia come pretesto narrativo per parlare di "se stesso" il protagonista, ma in maniera da permettere di passare al plurale "noi stessi". Un'emozione continua grazie alla più classica, in senso storico, delle modalità del montaggio cinematografico, quello delle attrazioni, ma affettive in questo caso. Dall'architettura urbana all'architettura umana e dei loro rapporti, modificati da un evento che tutti unisce e che tutti separa. Parla della normalità parlando del virus, perché è a quella normalità che torneremo presto ma è con quella normalità che dovremo fare i conti, si spera con maggiore consapevolezza.
Paolo Minuto