A TEMPO DEBITO - Disponibile in streaming
Emera Film torna su CHILI con
A tempo debito, scritto e diretto da Christian Cinetto, prodotto da Marta Ridolfi per Jengafilm. I protagonisti sono 15 detenuti della Casa Circondariale di Padova, di 7 differenti nazionalità, tutti in attesa di giudizio e scelti per realizzare un film. Il documentario, accompagna lo spettatore nel conoscere le storie di questi uomini diversi tra loro e, tra momenti divertenti e altri commoventi, ci si pone una domanda fondamentale: le persone sono l’espressione del proprio reato? A tempo debito è un’occasione per uscire dalla sala facendosi delle domande scomode. Non sul carcere, ma su se stessi.
Un racconto che non aderisce al solito cliché del carcere duro e della violenza, ma che offre un’altra prospettiva, più interessante. Anche dal punto di vista umano. Come dice il regista: “Uno è portato a pensare che i film ambientati in carcere parlino di carcere, di sbarre, di violenza, di soprusi. Da un documentario ambientato in carcere ci si aspetta di vedere il lato oscuro di un luogo, di sentire parlare i detenuti sulla libertà o sulla presunzione di innocenza. Tutto ciò è comprensibile, è anche confortevole come esperienza di spettatore allenato. Eppure A tempo debito ha molto poco di tutto ciò”. E invece A tempo debito racconta, a chi sta fuori, la storia vera di 15 detenuti di diversa nazionalità, che hanno colto l’opportunità di mettersi in gioco con un corso di cortometraggio. Di cosa parla allora il documentario? “Parla di incertezza, di come sia difficile, quasi impossibile, realizzare un progetto di riabilitazione con detenuti che possono ‘sparire’ da un giorno all'altro, senza preavviso né per noi né per loro. Abbiamo trascorso 5 mesi alla Casa Circondariale di Padova e li abbiamo filmati, abbiamo filmato le storie di vita dei detenuti, la loro testimonianza di attori e di uomini. E alla fine, solo alla fine, si scopre se e come la realizzazione del cortometraggio sarà stata possibile…” Chi vorrà vederlo dovrà essere disposto a farsi delle domande scomode. Non sul carcere, ma su se stesso. 82 minuti per cambiare prospettiva. Almeno un po’.
31/05/2021, 18:00