Note di regia di "I Racconti del Santo Nero"
La Sicilia è una seconda casa per me. Vivo da mesi in Sicilia da quando ero bambina. Anche se ogni anno mi avvicino a questa regione pensando di conoscerla e capirla, mi accorgo che sono simile a uno dei prigionieri di Platone che guarda il sole nell’allegoria della grotta. Così come loro non riescono a rilevare chiaramente la luce del sole dopo tanto tempo trascorso al buio, io sono accecata dalla scoperta di microcosmi imprevisti che faccio durante i miei viaggi. Nonostante la mia capacità di osservare, ho sempre bisogno di nuovi strumenti per comprendere le sue immagini e suoni, gli incontri fortuiti, le sfumature sorprendenti e i misteri avventizi che vi trovo. Da persona che viene da una prospettiva non religiosa, l’incontro con San Salvatore e il santo nero mi ha colpito. Sono entrato in questo mondo sorprendente, sospeso tra il senso di comunità e l’intimità, con rispetto e curiosità. Mi sono presto resa conto che la via del corpo rappresentata dagli “ex voto” a grandezza naturale è il correlato di questa tensione tra realismo e surrealismo che sembra far sopravvivere questo mondo. Il tentativo di catturare questa antinomia è stata per me la motivazione per continuare a cercare, continuare a filmare, per continuare a trovare dettagli, immagini e suoni che potessero incarnare questa connessione tra spiritualità e stranezza che continuavo a incontrare mentre filmavo. Sentivo che c’era in me una proposta che questo mondo chiedeva di guardare più da vicino, di andare oltre uno sguardo antropologico, di trovare piuttosto connessioni visive e correlazioni intime che potessero spiegare il rapporto tra essere umano e natura. Il viaggio del santo nero e la capacità del santo di guarire sono diventati metafore del diritto che tutti gli esseri umani hanno di viaggiare, di liberarsi e conoscere nuovi mondi per conoscere se stessi.
Ludovica Fales