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EUROPA - Un uomo in fuga, braccato (anche da noi)


Dopo il premio alla Quinzaine des Realizateurs di Cannes 2021, il film esce in sala il 2 settembre


EUROPA - Un uomo in fuga, braccato (anche da noi)
La tecnologia al servizio del cinema, e non il contrario. Quando il rapporto tra mezzi all'avanguardia e idee di autori e registi è virtuoso, le opere che nascono sanno diventare pietre miliari. Come "Europa" di Haider Rashid, in cui una storia essenziale - uomo in fuga braccato, riassumendo al massimo - è resa magistralmente viva, pulsante, terrificante e mozzafiato da scelte tecniche perfettamente adeguate.

Al confine tra Bulgaria e Turchia il giovane Kamal, un giovane iracheno che sta cercando di entrare in Europa a piedi, prova il tutto per tutto scappando nella notte nella foresta che divide i due Paesi, braccato dalla polizia bulgara e dai “Cacciatori di Migranti”.

Non ha quasi nulla con sé, se non la ferma consapevolezza di non poter tornare indietro, di dover rischiare la vita e tutto quanto per farcela. Il bosco diventa per lui riparo ma anche prigione senza uscita apparente, minaccia e parzialissimo conforto. Trovare il bandolo per arrivare "dall'altra parte" sembra un'impresa possibile, ma il passare delle ore, la fame, la fatica e il pericolo incombente lo fanno titubare.

Europa punta all'obiettivo senza preoccuparsi degli orpelli narrativi. Non importa chi sia Kamal, quale sia il suo passato, quali le sue ragioni. Si possono intuire, la sua storia è ispirata a tante storie vere, più o meno simili.

C'è un bisogno impellente, un ostacolo da superare, una meta da raggiungere. Quasi come in un videogioco, ed è sicuramente a quel mondo che rimanda maggiormente la visione immersiva del film, che costringe lo spettatore a uno sforzo di immedesimazione, a non tirare il fiato praticamente mai nei 70 minuti o poco più di visione, a temere di non "vedere" qualcosa di importante, perché la nostra visuale è ancor più limitata di quella (già offuscata) di Kamal.

Oppressivo e ossessivo, ritmato dal respiro sempre più affannoso del suo protagonista, senza retorica alcuna ma con grande consapevolezza, il film del regista italiano di padre iraqeno è un oggetto prezioso. Non gradevole, certo, ma non poteva esserlo. Un'esperienza da vivere e da non dimenticare.

31/08/2021, 09:31

Carlo Griseri