Note di regia di "DEANDRE'#DEANDRE' Storia di un Impiegato"
Quando nel 2018 mi è stata affidata la regia dell’opera rock ‘Storia di un impiegato’ mi sono resa conto della potenza e della contemporaneità delle parole contenute nell’album. La storia è una metafora della società di allora ma che sembra un monito al rimanere umani, valido e necessario ancora nella nostra epoca. Nelle gesta dell’impiegato ho ritrovato la parabola di una generazione e un monito per quelle future in un destino umano che si ripete; la violenza come arma inutile e goffa e la necessità ancora oggi di invocare una giustizia sociale in nome di quell’umanità di cui spesso ci riempiamo la bocca qui declinata in parole sapienti, utili a focalizzare concetti di cui riappropriarci. Nella parabola narrativa del personaggio principale, che ho spesso mescolato metaforicamente alla vita di Cristiano, sono compresi conflitti e risoluzioni del carattere umano in cui tutti possiamo riconoscerci. La contemporaneità degli eventi storici in corso durante la messa in scena mi confermava inoltre l’estrema urgenza di riproporre in forma visiva anche per un pubblico cinematografico le parole del grande poeta. Cristiano De André è l’erede di questo patrimonio e in questo passaggio di testimone, uno dei temi principali del docufilm, è insito quel rapporto padre/figlio in cui ognuno può specchiarsi. In una narrazione cinematografica potevo mostrare inoltre cosa significa essere figli di un genio, una domanda che stimola la curiosità dei fans ma non solo. Nel racconto stesso di ‘Storia di un impiegato’ già si celano le interazioni tra la vita privata del nostro protagonista (Cristiano) e la sua famiglia (La canzone del padre) il tutto inserito in un discorso sociale più ampio (La mia ora di libertà).
Roberta Lena
10/09/2021, 15:05