A CHIARA - Storia di una figlia di mafia
Terzo capitolo della trilogia di Goia Tauro di
Jonas Carpignano dopo “Mediterranea” e “A Ciambra”, quest’ultimo prodotto da Martin Scorsese e scelto per rappresentare l’Italia ai premi Oscar 2018. Dopo aver raccontato la comunità africana e quella rom il regista italoamericano, in "
A Chiara" affronta la ‘ndrangheta attraverso gli occhi dI una ragazza interpretata dall’esordiente
Swamy Rotolo.
La quindicenne Chiara, secondogenita della famiglia Guerrasio, ha una vita normale, trascorre le sue giornate con le amiche e le sorelle e ha un rapporto molto forte con il padre Claudio (
Claudio Rotolo). Dopo la festa per i 18 anni della sorella Giulia il padre scompare improvvisamente e Chiara turbata da questo evento si metterà alla sua ricerca scoprendo presto il vero volto della sua famiglia.
Un romanzo di formazione dalle tinte thriller, così Carpignano sceglie di raccontare con il suo stile realistico la malavita calabrese: la protagonista si mette sulle tracce del padre, analizzando ogni parola sussurrata il giorno prima, ripensando ai suoi strani atteggiamenti e agli sguardi ermetici e indagando da sola su ogni possibile indizio nonostante la madre, la sorella maggiore e il cugino la ostacolino in tutti i modi.
In una tensione crescente e ansiogena Chiara realizza gradualmente la verità sul padre, ignara da sempre della sua natura criminale. Un’angoscia comunicata anche dalle inquadrature claustrofobiche che seguono i protagonisti nell’universo “sotterraneo” e mortifero della ‘ndrangheta. Un mondo che non viene raccontato attraverso gli stilemi classici dei film di mafia ma mostrando da dentro la quotidianità di una famiglia, senza giudicare, lasciando fuori campo la violenza e i crimini.
L’innocenza e la spensieratezza della protagonista lasciano presto il posto allo sgomento, alla paura e alla tristezza, tutti sentimenti espressi con grande intensità e naturalezza da
Swamy Rotolo, volto espressivo che buca lo schermo e che ci si augura di rivedere di nuovo al cinema. “Gli altri la chiamano mafia noi sopravvivenza” afferma lapidariamente Claudio per convincere la figlia, e forse anche sé stesso, della “banalità del male” che fa, che la sua è una vita come tante altre.
Quale scelta farà Chiara spetta scoprirlo al pubblico che sicuramente tiferà fino alla fine per la salvezza della ragazza, ripensando alle “figlie di mafia” ribelli, alcune citate nel film, sacrificate dalle loro stesse famiglie.
03/10/2021, 10:04
Caterina Sabato