Note di regia di "Che fine hanno fatto i sogni?"
"Che fine hanno fatto i sogni? nasce dalla scoperta dei Cosplayers, giovani che si travestono come gli eroi dei fumetti, dei cartoni animati e non solo. Mi sono trovata un giorno davanti tantissimi giovani mascherati, ma non era Carnevale… Dopo un primo momento di pregiudizi e stupore, ho indagato. Ho parlato con un professore di Sociologia all’Università che conosceva il fenomeno: la sua assistente era una Cosplayer. Su un report ISTAT lessi che si evidenzia un grande malessere, soprattutto nei giovani - non ora per la pandemia -molto prima. Paura del futuro, ansia, mancanza di identità e di riferimenti, figure chiave e rappresentative. Sentivo anch’io questo straniamento. Ho pensato al ’68, ai suoi sogni e alle sue lotte e mi sono chiesta: ma che fine hanno fatto tutti quei sogni? Dal sogno collettivo siamo passati a piccoli sogni individualisti? Siamo ancora capaci di sognare? Ho intervistato molti giovani, fra cui dei Cosplayers e alcuni dei nostri grandi: la regista Liliana Cavani, l’ ’’Archi-star” Massimiliano Fuksas, che ha fatto il ’68 attivamente, la statistica Linda Laura Sabbadini, un autore come Nino Russo, che portò il Teatro sperimentale di Carmelo Bene a Napoli. Ho chiesto quali erano i loro sogni: ne scaturisce evidente la differenza. C'è poca memoria di quello che sono stati quegli anni e delle grandi battaglie che sono state fatte. Le ragazze non sanno niente o quasi del femminismo, delle battaglie per l’aborto e danno tutto per scontato. Dobbiamo raccontare. Cosa è cambiato da quando un uomo nel 1963 disse: ‘Io ho un sogno’? Cosa abbiamo perso? Questa non è un’indagine, non dà risposte, ma, partendo dalla scoperta di uno strano mondo apparentemente superficiale, puerile e bizzarro - così è apparso ai miei occhi in un primo momento - scopriamo invece che nasconde pulsioni e sogni che rappresentano e rispecchiano alcune realtà di oggi. Emergono aspetti, differenze e similitudini e uno specchio della realtà, con un andamento giocoso ma non superficiale, perché si connette ai nostri sentimenti, ai desideri, al futuro, alle paure e all'epoca che stiamo vivendo. I giovani non hanno più eroi in cui credere né grandi personaggi da stimare. Dipende da noi, da questa società “liquida”’, forse troppo liquida. Diamogli un po’ di sostanza! Ci permetterà di continuare a sognare, perché senza sogni non si può vivere”.
Patrizia Fregonese de Filippo