TORINO FILM FESTIVAL 39 - "Re Granchio",
alla ricerca del tesoro piu' prezioso
In una locanda, al termine del pranzo, degli anziani cacciatori si intrattengono tra un canto popolare ed un bicchiere di vino. Poi, ad un tratto, uno di loro inizia a raccontare la storia di Luciano, e dalla realtà dei giorni nostri si finisce in un immaginario ottocentesco, fatto di amori, di rabbia e di morte.
Dopo aver lavorato insieme nel documentario, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis fanno il loro esordio nel lungometraggio con "
Re Granchio", che dopo aver sorpreso alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, arriva fuori concorso al Torino Film Festival.
Giocando con lo spazio e con il tempo, con il reale e la finzione, i due autori mettono in scena un romanzo d'avventura con protagonista un giovane alcolizzato di un paesino della Tuscia che, dopo aver perso il lume della ragione e aver commesso un reato, viene spedito ai confini del mondo, nella Terra del Fuoco.
In bilico tra il cinema di Malick e quello di Herzog, con un'influenza di maestri come Olmi e i Taviani, "Re Granchio" mette insieme due storie solo apparentemente lontane tra loro, ma unite dalla ricerca di un tesoro. Se nella prima, quello prima trovato e poi perso da Luciano è un tesoro del cuore, l'amore contraccambiato della donna amata, nel secondo quello ricercato è invece il più sporco e terreno di tutti, una colata d'oro per cui si può arrivare a tutto, anche a tradire ed uccidere.
In un film che presenta i colori e la messa in quadro degna della migliore arte pittorica dell'800, non meraviglia affatto che a dare corpo e voce a Luciano sia un pittore e scultore, Gabriele Silli, che da vita ad una straordinaria performance attoriale sporca di vino, sangue, terra e polvere da sparo.
Rigo de Righi e Zoppis realizzano un film non convenzionale, che invita lo spettatore ad abbandonarsi ad un viaggio che mette alla prova le certezze della visione e affascina profondamente.
28/11/2021, 22:19
Antonio Capellupo