IL TERRIBILE INGANNO - Il femminismo e la condizione della donna
Tre anni, dal 2017 al 2020, a seguito del movimento femminista
Non Una di Meno per raccontarne le iniziative, la missione, le idee.
La regista catanese Maria Arena in "
Il terribile inganno" si interroga sul femminismo ai giorni nostri, una parola per molti considerata datata o addirittura negativa perché legata all’immagine di donne incattivite, intolleranti, nemiche a prescindere degli uomini. Arena parte dallo sciopero globale delle donne indetto l’8 marzo 2017 e segue la manifestazione di Milano, è in questa occasione che il movimento, nato in Argentina nel 2015 e diffusosi in tutto il mondo, si attiva anche in Italia.
Migliaia di persone, non solo donne, chiedono un cambiamento politico e strutturale, dicono basta a ogni forma di violenza sulle donne, alle angherie del patriarcato. Un patriarcato insito nello Stato spesso “complice” di brutali omicidi di donne da parte degli uomini: è la parola femminicido stessa ad avere origine da questa condizione, utilizzata per la prima volta dall’antropologa messicana
Marcela Lagarde, indica proprio la responsabilità nell’omicidio non solo di chi lo compie materialmente ma anche da parte dello Stato che crea il contesto di impunità.
Le testimonianze delle protagoniste, le loro rivendicazioni, i bisogni, gli intenti espressi durante le numerose assemblee e tavoli di lavoro che la regista ha seguito, rivelano tutte le contraddizioni di una società che dovrebbe essere evoluta ma che ancora in molte parti d’Italia, e del mondo, per esempio, stigmatizza l’aborto, e sconvolge constatare che una regione come la Lombardia è al primo posto per il maggior numero di ginecologi obiettori di coscienza che se ne infischiano della 194, legge che garantisce la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza.
Maria Arena mette al centro anche la sua esperienza personale, quella di donna lavoratrice e madre di due figli maschi ai quali ha naturalmente trasmesso il rispetto per le donne e il valore della parità di genere ed è proprio nel dialogo con uno di loro che riflette su “piccole” ataviche situazioni che ci tengono ancora ancorati al passato: il fatto che si dia per scontato che è la donna a dover badare alla casa, a pulire, a cucinare, nascendo con questo stigma addosso. È uno degli inganni raccontati nel documentario come anche la “sparizione” dai libri di scuola di donne che hanno lottato per i loro diritti, diventate delle “appendici” che vengono ignorate nei programmi scolastici: come l’attivista francese Olympe de Gouges che nel 1971 ha scritto la “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” in cui sosteneva l’uguaglianza politica e sociale tra la donna e l’uomo, e come lei in Inghilterra Mary Wollstonecraf, della cui esistenza la stessa regista è venuta a conoscenza ormai da adulta.
Attraverso la cronaca degli scioperi in piazza, delle assemblee, dei tavoli di lavoro dove, nei vari incontri, è stato scritto il
Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e violenza di genere, seguendo le attiviste nelle scuole in corsi di educazione sessuale auto organizzati e ascoltando tutte le esperienze e considerazioni di adolescenti, adulte e anche di scrittici e attiviste come
Lea Melandri, Maria Arena mostra il volto non solo pubblico ma anche privato delle protagoniste del movimento mondiale
Non Una di Meno che si batte ogni giorno contro stereotipi, ignoranza, violenza, prevaricazioni, chiedendo diritti inalienabili per ogni essere umano.
23/11/2021, 20:00
Caterina Sabato