TORINO FILM FESTIVAL 39 - "Calypso"
Mariangela Ciccarello si inserisce nel solco di Pavese andando a riprendere un mito, ma cercando anche di scardinarne le ovvietà.
Nel comporre un oggetto con tre teste che si parlano e si compenetrano, realizza "
Calypso" (voleva essere un lungometraggio ma l'azzardo produttivo non è stato trovato), nè finzione nè documentario e per questo apparentato a entrambi: abbiamo le prove in esterno di una pièce teatrale ispirata a "L'isola" di Pavese, dialogo tra Ulisse e Calipso; abbiamo la vita delle due giovani attrici chiamate a interpretare i due amanti mitologici, che seguiamo fuori dalle scene in sprazzi della loro vita quotidiana, a casa, per strada e durante alcune sperimentazioni in teatro; abbiamo infine immagini 'altre', in gran parte ripescate nel bagaglio in superotto della regista in viaggio per il mediterraneo, che accompagnano la parte onirica del film, a cui tanto tiene la regista, ancor più supportata dalla naturale dimensione magica e superstiziosa della città dove ci troviamo, Napoli.
C'è tanto da evidenziare in "
Calypso", a partire dalle immagini del relitto della Costa Concordia in un bianco e nero sgranato che ancor di più lo rende 'relitto' e vuole essere, sono parole della regista, "simbolo del naufragio di una nazione, l'Italia". Fino a giungere alle riflessioni delle due interpreti sulla figura di Ulisse che fanno da cassa di risonanza all'intenzione della regista di guardare con sguardo critico i miti, in particolare interrogandosi sulle dinamiche di genere: a Ulisse, uomo, era permesso muoversi e vivere di puro presente, spostandosi al sorgere del desiderio di farlo. Le sue amanti, pur maghe e potenti, erano condannate alla staticità.
Un film di montaggio che vuole sperimentare.
29/11/2021, 12:00
Sara Galignano