NASCONDINO - Nascere e crescere nei Quartieri Spagnoli
Protagonista di "
Nascondino", diretto da
Victoria Fiore, è Entoni, il classico scugnizzo napoletano, ribelle, scontroso, che la regista segue insieme ai suoi amici nella quotidianità, sempre fuori casa, a combinare guai, a far preoccupare la nonna, che fa da contraltare in questo racconto che mescola il linguaggio documentaristico, a rievocazioni di fantasia frutto dei sogni fatti dal ragazzino, dei suoi desideri, delle sue paure.
Quattro anni nella vita di Entoni e dei suoi familiari in una continua atmosfera di tensione e apprensione che la regista riesce a rendere raccogliendo le testimonianze della nonna, una sorta di narratore esterno, che con il suo flusso di coscienza dall’alto del suo balcone da dove osserva il nipote e gli altri ragazzi con una sigaretta perennemente tra le dita, diventa la testimone a volte speranzosa ma poi rassegnata della vita di Entoni che non sembra andare diversamente dalla sua. Lei ha conosciuto il carcere e anche Entoni seguirà questo destino. Tra santini di Padre Pio e tarocchi in delle affascinanti sequenze che mostrano la doppia natura di questo pezzo di Napoli, la donna si rivolge a un illusorio aldilà per sfuggire alla realtà.
Tra una fuga e l’altra dalle strutture che lo hanno accolto osserviamo il suo cambiamento, dalla solarità all’angoscia di essere costretto a lasciare la sua famiglia, i suoi amici, le strade dove è cresciuto, al pensiero della morte sempre incombente che poi si manifesta con l’omicidio di un suo amico. In questo racconto i grandi assenti sono i padri, morti, in carcere, risucchiati dai loro errori, dalla malavita, troppo “lontani” per essere semplicemente dei genitori.
Tra quelle strade si muove invisibile la camera di
Victoria Fiore restituendo la spontaneità dei suoi protagonisti, i momenti più drammatici, quel costante spettro di qualcosa di insidioso più grande di loro e ineluttabile che viene confermato nelle didascalie finali del film. Se Entoni a tratti sembra predisposto a una vita normale, ammettendo che è importante studiare “perché si imparano le cose”, poi si ritrova “trascinato” da una realtà che ormai conosciamo bene, più volte rappresentata al cinema, come nel bellissimo e straziante "
La paranza dei bambini" di
Claudio Giovannesi che "
Nascondino" sembra rievocare in alcune atmosfere, in certi “scorci dell’anima”.
Immagini potenti commentate dalla suggestiva colonna sonora di
CJ Mirra rendono tutta l’umanità di questa realtà come quella della madre e del fratello di Entoni che su una spiaggia di fronte all’edificio dove il ragazzo è detenuto tentano di salutarlo da lontano e fanno un picnic guardando quelle mura e illudendosi di essergli in qualche modo vicino.
03/02/2022, 16:10
Caterina Sabato