Note di regia di "Occhiali Neri"
OCCHIALI NERI è un film che ho immaginato alcuni anni fa senza poterlo realizzare, ma a cui non ho mai smesso di pensare. La difficoltà era legata al mercato che ricercava storie violente e senza senso, mentre io vivevo finalmente una fase di riconciliazione con i miei incubi e avevo deciso di spalancare la porta del terrore e oltrepassarla. Infatti OCCHIALI NERI rappresenta per me il punto di arrivo di un percorso inciso nel mio destino di autore suggestionato fin da bambino dai racconti di Edgar Allan Poe. Adesso che i tempi sono cambiati non voglio tradire l’essenza della storia così come lo stile che la deve interpretare.
Il fulcro di tutto è l’eclissi solare che apre il film sovrapponendo la luce accecante del giorno alle ombre create per terra dalla gente che guarda. Le ombre poi, si trasformano a poco a poco quando il sole viene oscurato e dal colore giallo si passa al blu notte. È un presagio che anticipa la cecità che investirà Diana la protagonista. La cecità è un tema che ho già visitato, mi affascina l’idea (quando giro) di comunicare quella sensazione di fragilità e panico che domina il cuore pulsante del personaggio. Sono stato conquistato dalla bellezza di Ilenia Pastorelli, ma anche dalla fragilità del suo aspetto che esiste in netto contrasto con la potenza del suo sguardo - uno sguardo che cambierà quando dovrà indossare gli occhiali neri del film. Ho raccontato, alternando primi piani a intensi campi lunghi, la sequenza di omicidi che senza pietà, come un elemento necessario, conducono alla catarsi finale. Ho riproposto un’accurata attenzione ai dettagli, strumento utile per restituire una visione “altra” della realtà osservata e per andare sempre oltre la superficie delle cose. E con l’utilizzo della soggettiva, ho amplificato l’angoscia dei personaggi per rendere la paura palpabile. Ci sono pochi dialoghi, ma sostenuti da una potente colonna sonora creata da Arnaud Rebotini per sottolineare l’inquietante atmosfera che lascia aleggiare la minaccia di un killer ridotto ad una forma indefinita e fantasmagorica. Vedo la musica protagonista al pari della performance degli attori, un’istanza narrativa che rende la storia di questa fuga più tangibile. Per quanto riguarda la fotografia: dall’esterno all’interno, dalla luce al buio ho sottolineato la claustrofobia che percepisce Diana in tutti i modi nonostante gli spazi aperti e isolati. Ho mostrato la campagna, il bosco, il fiume e la notte non meno ostili del mostro che la perseguita.
Voglio far sentire allo spettatore il vento, e così tutti i rumori e i suoni amplificati e riverberati. Parlando dei personaggi principali mi pongo, come sempre in ogni mio film, la domanda: “Chi sono e come si muovono”? In questo caso sono due persone speciali. Lei adulta e cieca, lui bambino troppo giovane per cavarsela da solo. Inoltre due diverse culture: lei italiana, il bambino cinese. Questo binomio è il motore di OCCHIALI NERI, l’asse su cui ruota la vicenda principale. Nel film ho raccontato la vita notturna attraverso il contrasto di colori accesi come il rosso e il giallo e freddi come l’azzurro e il grigio. Il ritmo e il tono del film vanno di pari passo con la tensione e la suspense. OCCHIALI NERI è quello che deve essere e cioè un giallo all’italiana molto intenso, dove però è presente un elemento nuovo rispetto ai miei film precedenti, e cioè il sentimento e la tenerezza.
Dario Argento