Note di regia di "Calcinculo"
“
La mamma non faceva che dire a piccolo Bill cosa gli era permesso fare e cosa no.
Ma tutte le cose permesse erano noiose e tutte le cose proibite erano affascinanti.
Una delle cose assolutamente proibite, la più affascinante di tutte, era uscire da solo dal cancello del giardino per esplorare il mondo che si estendeva al di là di esso”.
R. Dahl, I Minipin
Questa storia è una fiaba. Ovvero: del giocare con la realtà.
Quando ero piccola mi raccontavano le storie e c’era una differenza tra fiaba e favola. Così per me la favola è sempre rimasta qualcosa di un po’ triste e asciutto e barboso, con la sua morale inesorabile in chiusura. La fiaba invece è come un universo che si espande e raccoglie tutto quello che trova per strada: oggetti insensati, personaggi strambi, posti pieni di fascino ma sempre un po’ inquietanti. La fiaba tiene tutto insieme e racconta, non spiega, no, non spiega proprio niente. È una scoperta continua e alla fine nessuno ti dice cosa hai scoperto, lo sai solo tu. Quando ho letto Calcinculo, il primo modo di vederlo è stato questo: una fiaba nera come il fitto della foresta, ma col sentiero seminato di paillettes
Chiara Bellosi