REPUTAZIONE A RISCHIO - Il web, credere o non credere
Al top manager viene cucita addosso una quasi credibile versione di un alter ego cantautore che, seppur a tratti molto amatoriale, viene presa per buona dalla stampa nazionale e gli permette di essere poi intervistato come tale alla radio, in tv e sulla stampa per il lancio del suo album.
Un esperimento provocatorio e anche abbastanza burlesco in alcuni momenti, questo documentario, che ci dice sicuramente quanto le informazioni sulla rete siano manipolabili e come tutto questo possa influenzare la nostra vita quotidiana di fruitori del web. Il regista
Davide Ippolito vorrebbe focalizzare la nostra attenzione sul concetto di reputazione che definisce come il capitale del terzo millennio, cioè l’unico vero requisito che conta per un’impresa, che per esistere deve avere clienti e quindi essere raccomandabile, e mantenere appunto una reputazione per continuare ad averne.
Molti gli interventi di autorità del settore all’interno del reportage, tra cui
Vito Grassi, Stefano Cuzzilla, Viola Bachini, Carmine Spatolisano, Matteo Fago e Claudio Brachino. Quest’ultimo sarà inoltre il direttore editoriale di Business+, la nuova televisione editoriale dedicata a manager e imprenditori dove “Reputazione a Rischio” sarà disponibile dal 15 aprile.
Il documentario è fruibile: costruito come un’inchiesta televisiva, sulla falsa riga di alcune trasmissioni già note, tratta sicuramente temi che sono stati lungamente esplorati in questi anni, ma con una certa ironia tutta italiana, quella che ci fa arrivare informazioni serie con una certa leggerezza.
Sta di fatto che, dopo aver visto questo film, la realtà della rete ci appare talmente manipolabile da dubitare di qualsiasi cosa, anche di questa recensione, considerato il fatto che potrebbe essere nascosta se cattiva, messa in risalto se buona o anche, forse, totalmente inutile, visto che chiunque potrebbe scriversi le recensioni che preferisce anche da solo.
08/03/2022, 09:11
Beatrice Tomassetti