Note di regia di "Bocche inutili"
La peculiarità che attraversa il film e ne segna l’originalità è caratterizzata dal concetto dominante di femminilità negata. Concetto questo che, se per un verso fa luce, per la prima volta, su un non-detto circa la resa cinematografica della Shoah, per l’altro fa segno, sia pure indirettamente, alla piaga legata alla violenza sulle donne. Di qui la scelta di utilizzare la finestra come membrana di separazione, ma nello stesso tempo di condivisione, di due mondi: all’esterno la violenza gratuita perpetrata dagli aguzzìni nazisti, all’interno della baracca la messa in scena della specificità stessa del femminile: il senso dell’accoglienza, della protezione, della famiglia, del pudore, di colei-che-èirraggiungibile in quanto tale. Per questo la luce abbagliante della garitta ha la funzione di mostrare il pervicace tentativo di spogliare queste donne del loro stesso corpo, della loro più intima natura. Essa, che nella notte di Ravensbrück, pare costituire l’unico spiraglio di luce e, quindi di orientamento per le prigioniere, in realtà nella sua temibile ambivalenza, genera l’effetto contrario: non le salva, non le protegge, ma le fa sentire braccate. In quell’abbaglio la minaccia di morte può diventare realtà.